Uno squarcio d'azzurro
La lampadina dell’abat‐jour, da qualche tempo ormai, funzionava ad intermittenza.
Quella sera, sul comodino la boccetta dei barbiturici era vuota. Elisa accese l’ennesima sigaretta.
Scese dal letto, indossò la sua bianca vestaglia e pigramente si avvicinò alla finestra.
Con un tocco leggero poggiò le dita sui vetri.
Amava farlo e accarezzarvi attraverso tutte le emozioni, ne sentiva il contatto tra le dita senza neppure sfiorarle.
Questa volta seguiva il tratto di gocce di pioggia scivolare lentamente, poi più insistentemente.
Il sonno tardava ad arrivare, indossò un paio di jeans, prese le chiavi della macchina e uscì.
Vide da lontano l’insegna di un bar e rallentò.
“Chiuso, la solita sfiga”
Stava per ripartire quando si accorse, dai riflessi dei fari, che qualcosa si muoveva.
Scese e con grande sgomento vide una bambina tutta rannicchiata che piangeva.
“Come mai qui tutta sola a questa ora di notte?”
Tremante non rispose. Elisa gli poggiò sulle spalle la sua giacca e la caricò in auto.
Vide a pochi metri lo sbocco dell’autostrada, il tratto più breve per arrivare al primo commissariato.
Continuava a piovere a dirotto. Improvvisamente qualcosa, velocemente, le tagliò la strada.
Frenò di colpo accese le 4 frecce e accostò. Due grandi occhi impauriti la osservavano.
Era un cucciolo di cane tutto infradiciato. Si chinò e lo raccolse.
Si voltò per risalire in auto quando con grande sgomento si accorse che la bimba non c’era più.
Adagiò il cucciolo sul sedile posteriore e la cercò, senza esito, per ore.
Non riusciva a capacitarsi dell’accaduto. Sconvolta riprese a guidare, si diresse verso casa.
Arrivò, stava per chiudere la portiera quando incredula vide il cucciolo.
Lo prese dolcemente tra le braccia e lo strinse forte a sé.
Sentiva quel piccolo cuoricino battere all’impazzata contro il suo petto, gli occhi impauriti ad implorare rifugio.
Gli preparò del latte caldo, dei pullover smessi per riscaldarlo.
Spostò una catasta di giornali quando gli occhi le caddero su un articolo d’alcuni giorni prima.
“Incidente mortale sull’autostrada A3. Estratti, privi di vita, dalle lamiere un uomo, una donna e una bimba di 8 anni con, tra le braccia, il suo cucciolo”.
È l’alba. La pioggia ormai si è arresa, uno squarcio d’azzurro.
“Hope, lo chiamerò Hope”.