Va in scena l'amore
Siamo in ballo ed ho deciso di ballare, ma è difficile .
Sul palcoscenico sono sempre imbarazzatissima, mio fratello è un'ottima spalla, ma è distratto e troppo abituato a queste situazioni rispetto a me. Devo fare da sola e non è che la cosa mi piaccia poi molto.
Fare teatro è qualcosa che non mi appartiene affatto, non conosco regole, tempi, usi e costumi.
Guardo Gian alle prese con il pubblico ed invidio la sua serenità, la sua noncuranza, il suo essere sempre presente a se stesso.
Oggi siamo in Val Rosandra, il sogno della mia vita, il posto che ho scoperto di amare guardandolo in una foto.
Sono certa che qui è possibile qualsiasi miracolo.
Decido di non lasciarmi prendere dallo sconforto, anche se la tentazione di mollare tutto e di tornarmene a casa è forte.
Mi trattiene la Valle, l’affetto per mio fratello e la mia testardaggine.
Come al solito non abbiamo alcun tema da sviluppare, come al solito lasceremo che siano il nostro istinto e la nostra fantasia a tracciare la strada.
Ho un’idea che mi frulla per la testa da un po’ di giorni e vorrei riuscire a realizzarla, malgrado tutto quello che potrebbe provocarmi.
Oggi è il due novembre, ricorre la commemorazione dei defunti.
Io ho delle persone care da ricordare ed anche Gian, mi piacerebbe dedicare loro questo momento di spettacolo.
Vorrei farlo con il sorriso sulle labbra, ricordando le cose belle che abbiamo condiviso.
Improvvisamente il palcoscenico si riempie di galline…. No, non sono impazzita, sono proprio galline…..
Sconcertata guardo mio fratello…… “Gian, ma che ti sei messo in testa?? Mica penserai che io adesso…….”
O cielo, ora è tutto chiaro….. Ale, il mio carissimo Ale è qui…..
Vedo quel ragazzo bellissimo, di nuovo pieno di ricci, con il sorriso che lo ha contraddistinto fino alla fine dei suoi giorni, rincorrere i bipedi….. mi avvicino…. “ti aiuto?” gli domando timorosa.
“Simona…… ma che scherzi??? Non sei mai stata capace, abbracciami e basta!! No…. Niente lacrime…. Sono felice sto bene e non ho nulla da perdonarti!”.
Bene, mi rivolgo verso il pubblico, incredibilmente serena, prendo mio fratello per mano ed Ale sottobraccio: “Signori, va in scena la vita….. il passato si congiunge al presente, il presente guarda al futuro!!!”
Applausi a non finire…. La scenetta di Ale e Gian che inseguono le galline è quanto mai esilarante ed ancora di più l’imitazione che il mio vecchio amico fa delle stesse.
Guardo verso il pubblico soddisfatta, in prima fila colpisce il mio sguardo un terzetto: una donna bellissima, magra, alta, occhi azzurri, colore dell’acqua, cappello a falde larghe, elegantissima.
Poi una classica matrona, capelli raccolti sulla nuca, rotondetta, bassina con lo sguardo più buono che si possa immaginare.
Infine lui….. sguardo fiero, alto, bello, forte….. somiglia molto alla prima delle donne descritte.
Li riconosco e non potrebbe essere diversamente, non distinguo bene i due uomini che abbracciano le mie nonne, ma del resto non li ho mai conosciuti.
Corro verso di loro e mi lascio soffocare dai loro abbracci: Nonna Ida mi regala la camicia che mi scaldava sul suo seno quando ero neonata mentre nonno mi accarezza i capelli….. Nonna Augusta mi racconta delle avventure a casa del Principe Brancaccio e nonno le fa il verso dietro divertendosi da matti….. Zio Silvio, con fare severo e gli occhi sorridenti, mi dice…. “sempre la solita casinara” dandomi un buffetto.
Chiedo loro di salire sul palco e mentre lo fanno intravedo tra la folla altri due zii che mi hanno lasciata, insieme alla moglie di un altro fratello di mamma.
Il gruppo si allarga….. chiedo a Gian di controllare, sono certa che ci sia qualcuno anche per lui….. sorride, ed io osservo una signora che con la mano fra i denti, come a dire “se ti prendo…..”, guarda mio fratello con amore infinito….
Mi accosto a lui ed in un orecchio gli sussurro “Zia vero?”…. lui annuisce….
Vedo che, con lei, si fanno avanti anche un vecchietto dolcissimo ed un bimbo…. Devono essere Nonno Poldo e Paolo.
Il palcoscenico è stracolmo, ma mai quanto i nostri cuori.
Viene imbandita una tavolata incredibile e non posso non divertirmi a guardare Zio Porfirio che cerca da mangiare nei piatti di chiunque. Gli spettatori continuano ad apprezzare moltissimo.
Tengo ancora la mano di mio fratello stretta nella mia….. “lasciamo il pubblico con i nostri cari, vieni, godiamoceli da lontano.”
Lo sguardo di Gian è fermo, immobile, non sembra mi stia ascoltando, è perso nei suoi pensieri.
“Che c’è, che succede……?”
“Simo, perché non ci sono? Perché le persone che più di tutte ci sono state vicine non sono qui oggi?”
Ha ragione, i nostri genitori non ci sono.
“Controlliamo bene, dai, ti pare che mancano proprio loro a questa splendida festa?” cerco di tranquillizzare lui e me stessa.
No, non sono tra la folla e neppure intorno al tavolo.
“Simo, io chiedo a Nonno Poldo…”
“Bravo io vado da Nonna Ida”
Ci separiamo dirigendoci verso i nostri cari.
Ci accolgono coccolandoci, neppure fossimo due bambini, ma non riusciamo a cavare un ragno dal buco.
Gian mi chiama ed io mi avvicino…… “non capisco, eppure un motivo deve esserci”.
Continuiamo a guardarci sempre più spaesati…… poi la folla si apre ed un terzetto si avvicina…. Due uomini ed una donna….. camminano con fare deciso, ma lo sguardo è strano.
Facciamo per avvicinarci a loro ma ci fermano…… “Buoni, tutti e due, state lontani, dobbiamo dirvi qualcosa”.
Il padre e la mamma di Gian si avvicinano a me, separandomi da mio fratello e mio padre si accosta a lui.
In questo momento ci sono tre persone a separarci, impedendoci anche di guardarci negli occhi.
È la mamma di mio fratello a prendere la parola: “Simo, io ti voglio bene come ne voglio a mio figlio, sei una bella persona e sono felice che Gian ti abbia incontrata, ma attenta, stai esagerando con le paure, le nevrosi, le insofferenze. Lo soffochi e non se lo merita!!!”
Poi prende la parola suo marito: “Ehi Tacco venti…. Tu sei proprio romana, viene fuori da tutto quello che fai, da come vivi, da come affronti tutto. Vivi ogni situazione a mille e non accetti compromessi, ricordati che tu e tuo fratello siete vissuti in due contesti completamente differenti, non potete pensarla e reagire allo stesso modo…. Quello che per te è naturale, spesso per lui è illogico…..”
Ecco, tocca a papà: “noi ci siamo già conosciuti Jolly, ti chiedo solo una cosa, non farla star male. Non permettere a niente e nessuno di ferirla, ma soprattutto non farlo tu. È terribile, non dirlo a me, la conosco bene, ma ha un cuore immenso ed una gran voglia di vivere….. “
Si allontanano e consentono ai nostri sguardi di incrociarsi di nuovo, ma non abbiamo nulla da dire o da aggiungere, loro leggono i nostri cuori…..
Io mi butto fra le braccia di papà, mi prendo quell’abbraccio che non ricordo di aver mai avuto in vita.
Gian fa lo stesso con i suoi.
Poi l’abbraccio diventa a cinque…. Ci prendiamo altre coccole dalla mamma di Gian…. Lui un po’ di rimbrotti dal padre e da mio padre…. Ma siamo felici.
Ci sediamo a tavola con gli altri….. festeggiamo tutti insieme.
Il pubblico applaude l’amore.