Vantaggi della vita cittadina
Sul balcone dell'appartamento cittadino mi divertivo ad osservare, senza essere notato, l'umanità che viveva, ignara di essere spiata, nelle finestre del palazzo di fronte.
Con una sigaretta accesa stavo lì, mentre i miei occhi vagavano allegramente da una finestra all'altra, da un balcone all'altro, dal primo all'ultimo piano, e in ogni balcone, in ogni finestra, in ciascuno di quegli orifizi brulicava incessantemente la vita, in ognuno di quei confortevoli loculi qualcuno consumava irrimediabilmente l'esistenza, lavorava, cucinava, puliva, studiava o più semplicemente stava affacciato aspettando chissà da dove chissà che.
Ed attorno ad esso, a sua insaputa, decine o centinaia di altre vite si consumavano nella stessa identica maniera, simultaneamente altri esseri umani, identici a lui, a pochi metri di distanza eppure eternamente sconosciuti, si affannavano inconsapevoli l'uno dell'altro.
Ed io, con la superiorità propria dello spettatore esterno, stavo lì e potevo osservarli tutti insieme, sapere della vita dell'uno e di quella dell'altro, vedere tutto nella sua meravigliosa interezza, cosa che a loro mai sarebbe stata concessa, e per questo mi sentivo come un dio.
Finché mi accorsi che anch'io, nel loculo del mio balcone, ero uno di loro, e chissà quanti altri, dal palazzo di fronte, mi stavano osservando sentendosi in ugual maniera superiori, mentre nel frattempo decine, centinaia di persone attorno a me consumavano la propria vita e io ignoravo tutto ciò, e continuavo inutilmente a percorrere la strada dell'esistenza nell'attesa di quella felicità che non sarebbe mai arrivata, che probabilmente mi stava aspettando racchiusa nella persona che insieme a me trascorreva la vita nello stesso palazzo, pochi metri accanto, e avrebbe continuato ad aspettarmi in eterno, perché quella persona non l'avrei conosciuta mai.