Vengo anch'io?
Mi sembra di vederlo, Enzo Jannacci, nel suo gorgheggiare quella pietosa implorazione. Il guaio è che, puntualmente, allo scoccare della settimana di ferragosto, sento un fremito, alle corde vocali, che vorrebbero accordarsi alla voce di Jannacci. Ho trascorso una vita ad ignorare le ferie di agosto, timoroso del caos d’obbligo, che non si allinea al mio sentimento di vacanza, eppure, questo senso di abbandono che mi coglie in questi giorni, lentamente, inesorabilmente, è oramai ricorrente, atteso. Trascorro, quasi undici mesi, a maledire la folla, che impregna questa città. La trovi dappertutto. S’insinua, come un liquame malefico, scoraggiando ogni tua iniziativa. Strade, metro, divertimenti. “Vado controcorrente”, ti vanti, in lampi di superbia e cerchi orari inconsueti, inventi percorsi alternativi. Presto ti accorgi che il popolo del controcorrente è immenso e più arrabbiato del solito, in quanto, terribilmente deluso. Agosto è arrivato, questo corridoio di metropolitana, stasera deserto, m’incute timore. Solo il rumore dei miei passi. Quel tizio, che prende a pugni, da alcuni minuti, il distributore di bevande, mi allerta. Ha una rabbia tutta sua. Speriamo che non mi scorga. Possibile che non ci sia una guardia. Il marciapiede della metro mi specchia. La striscia gialla è una nota muta di colore. Il prossimo treno a…già, il display è guasto, da mesi. Ora, ragazzette sui tredici anni, ridono scompostamente, là infondo. Una vecchietta si cura le vesciche dei piedi, a una panchina. Forse una barbona. Non si è accorta di me. Io ho altro da pensare: devo trovare, un idraulico, ad agosto. Al risveglio, uno spruzzo d’acqua, in bagno, mi ha messo nel panico. Perdita d’agosto! Sembra una iattura, più che un casuale incidente. L’unica mia sicurezza è il freezer, stracolmo. Ho quasi tutto. Lo apro più volte al giorno; è un gesto terapeutico, mi toglie l’ansia. Le mie medicine? Riconto pillole su pillole. Bastano. Ma, se…? Allora, morirò, di sicuro, a ferragosto.