Visione
Non aveva mai avuto paura di dirglielo. Quando l'Amore sboccia è sempre una grazia, un miracolo, un evento dell'anima...
Non aveva mai smesso di dirglielo. Neppure quando, ad occhi chiusi, ripercorreva in silenzio la loro storia speciale.
Era pronta a dirglielo di nuovo, se solo lui si fosse affacciato alla porta reale del Tempo invece che all'angolo più remoto dello specchio, là dove i tonfi del cuore in subbuglio si mescolano al sangue caldo del sogno e del desiderio ricorrente...
Voleva dirglielo! Doveva! Urlare tre parole dopo il suo nome, cantarlo come ninna‐nanna, sillabarlo sottovoce, negli amplessi...
"Io ti amo". Ti amo perché mi sei complementare, perché sei tutto e di questo tutto io ho bisogno per respirare e per vivere...
Ma i ricordi ‐ si sa ‐ hanno le orecchie otturate! Come statue di marmo freddo e inattaccabile, hanno la giusta e liscia tendenza a far scivolare via le Parole, una dopo l'altra, nel dimenticatoio e nel baratro del silenzio totale...
"Io ti amo".
Ma lui non sentiva, né annuiva, né captava, né ricordava, né assecondava...
E la Strega giaceva nel magico cerchio dell'abbandono. Là dove il suo Vampiro non sarebbe mai tornato...
Lo specchio ritraeva la goccia del sangue amaro: la stessa che ne aveva reso immortale il soffrire!
E di lei ‐ per lui ‐ la sensazione carnosa del buio che si moltiplica... il vortice del silenzio denso e vellutato... là dove non arrivano altri stimoli se non i sussurri stridenti dei demoni pentiti...
Dalla visione gelida e coinvolgente, Lei si svegliò confusa. E, raccolto il coraggio, prese ad urlare con tutto il fiato rimasto, con la mitica forza grattata e racimolata chissà dove, con l'ardire della pazienza che aiuta a non soccombere... "Io ti amo"...
Ti amo.
Mistero. Sofferto germoglio. Calore. Certezza che rende "donna".
Candore.
Poi rotolò sul letto sfatto. Come uragano che si ritira nella conchiglia infelice.
Stremata.