VIVA I CINESI!
Un essere infinitesimale come può portare lo sconvolgimento in tutti i paesi della terra? Domanda ovvia dato che il Coronavirus partito dalla Cina stava creando problemi non solo nella salute degli abitanti del pianeta ma anche alla economia mondiale. Alberto Santoni abitava a Roma, nel centro di Roma in via Nazionale, piano attico con visione sulle rovine della capitale (di cui non si era mai interessato). Il destino era stato benigno con lui, Dostoevskij aveva scritto un aforisma in cui il giovane Alberto si rispecchiava: ‘Il denaro è la cosa più volgare e odiosa che ci sia perché può tutto, io vorrei essere volgare ed odioso!’Alberto non lo era anzi ‘emanava del fascino come Gastone di Petroliniana memoria.’ Figlio di ascendenti benestanti sin da piccolo aveva conosciuto la ricchezza e ne aveva approfittato nell’essere ben vestito, nell’avere i giocattoli migliori dei suoi coetanei, di abitare in una casa lussuosa, di avere due genitori anticonvenzionali (la famosa coppia aperta) che, alla maggiore età del giovane avevano deciso di trasferirsi in una villa sul mare a Forte de France nella Martinica dove erano stati in vacanza e si erano innamorati del posto. Alberto dopo la partenza dei genitori si era trovato spaesato, iscritto all’Università in lingue (senza dare esami) aveva trovato il modo di passare il tempo in un supermercato vicino casa che aveva acquistato e fatto ristrutturare in stile moderno. Sin dall’inaugurazione lo S.A.S. (Supermercato Alberto Santoni) aveva attirato molti clienti, alcuni amici del proprietario che apprezzarono sia il luogo e soprattutto la merce sempre freschissima e di eccellente qualità. Ti pare che Alberto non approfittasse della sua condizione di proprietario per far sollazzare ‘ciccio’ con le ‘grazie’ di alcune giovani addette alle vendite? Una volta anche di una signora attempata che gli aveva insegnato tanti giochetti sessuali. All’arrivo delle notizie sul Coronavirus che dalla Cina si stava espandendo un po’ dappertutto in particolare nella Corea del sud, nel Giappone ed anche in Italia, preso dalla psicosi collettiva aveva deciso di ritirarsi in una villa di campagna di sua proprietà imitando i personaggi del Decamerone ma, passati dei giorni, visto che nella capitale si erano appalesati sono pochissimi casi, pur senza mascherina indossata dai soliti paurosi decise di restare a casa sua in via Nazionale ed anche di seguitare a frequentare il ristorante Hiro‐Chen condotto da cinesi, forse affascinato dalla cucina del paese asiatico? Quando mai, Alberto era affascinato da Stella figlia di Ma‐chi madre e di Feng padre. Dietro richiesta di Alberto Feng cucinava il pesce all’occidentale, il giovin romano non amava sentire in bocca il sapore del pesce crudo, comprese le ostriche che riteneva avere una immeritata fama di cibi afrodisiaci. Allo spargersi della paura dell’infezione del Coronavirus il ristorante Hiro‐Chen rimaneva desolatamente vuoto, unico affezionato cliente il buon Alberto che comprese dall’atteggiamento di Ma‐chin la di lei disponibilità ad andare a casa sua a trascorrervi un ‘riposo’ notturno. La signora non era molto alta ma, spogliatasi nuda mostrò un corpo da bambola, molto attraente e con una foresta nera che giungeva quasi sino all’ombelico. I due foglietti da cinquecento Euro avevano aumentato l’impegno della cinese che fece provare ad Alberto delle ‘cineserie’ come la ‘rotazione’ sopra il suo ‘ciccio’ in armi ed un popò particolarmente attivo e sensibile. Ma il desiderio maggiore di Alberto era e restava la ‘conoscenza’ di sua figlia Stella italiana di nascita ma ‘scontrosa’ nei riguardi di Alberto, non rispondeva mai alle sue domande in occasione dei pasti che gli serviva a tavola. Il suo sguardo non era amichevole, sempre seria e scura in viso, insomma come si dice a Roma era simpatica come ‘n gatto aggrappato a li cojoni!’. Stella era stata adottata, Ma‐Chi era sterile, la ragazza era stata messa al corrente della sua condizione di figlia non naturale. Alberto andò all’attacco: “Cara sono il corrispondente di una rivista di Roma che pubblica foto di ragazze bellissime, che ne dici se…” Stella ci pensò un po’ poi ritornando al tavolo di Alberto: “Acconsento purché lei mi metta in grado di conoscere i miei genitori naturali.” “Ma questo è un ricatto, dove li vado a trovare i tuoi genitori naturali non sono uno Sherlock Holmes!” “Non conosco questo signore, le ho posto un condizione, a lei la palla!” Alberto ricordò il detto romanesco ‘quanno c’iai li quattrini…’ Nella rubrica telefonica alla voce investigatori privati trovò: ‘Agenzia Investigativa Securnet s.r.l., via Quattro Fontane 23. Posteggiò la Jaguar dinanzi la vetrina della Securnest, entrò e conobbe due uomini, uno più anziano, l’altro circa suo coetaneo. “Sono Alberto Santoni ho bisogno del vostro aiuto, devo ritrovare due persone, sono cinesi.” Io sono Tiberio Rocchegiani, questo è mio padre Claudio, mi dia dei particolari, delle foto e qualsiasi altra cosa che ci metta sulla buona strada.” “Pochissimi particolari, sono i genitori naturali di tale Stella cinese di anni ventitré, sicuramente la ragazza è stata partorita in ospedale ma è stata abbandonata dai genitori, non so altro.” “Sarà un’indagine lunga e soprattutto costosa…” “Non si preoccupi dei soldi, le do come anticipo mille Euro, questo è il mio biglietto da visita dove è trascritto anche il numero del mio cellulare, aspetto vostre notizie.” Al ristorante Alberto fu servito more solito da Stella. “Cara ho messo in moto un meccanismo per ritrovare i tuoi genitori, quando avrò loro notizie…” La ragazza era impallidita, tornò in cucina e ritornò poco dopo più rilassata. “Mi dica tutto…” “Bella cinesina, prima di tutto diamoci del tu e poi ancora non sono in grado di…inoltre devo versare agli investigatori privati un bel po’ di denaro…” “Ma né io ne i miei genitori in questo momento ne abbiamo, andrò in banca e vedrò di farmi fare un prestito.” “E tu che dai come garanzia la topa?” Alberto era stato perfido e volgare, aveva giocato sui sentimenti di Stella, se ne accorse: “Non ti preoccupare, niente prestito, penserò a tutto io…” Un abbraccio inaspettato che fece svegliare ‘ciccio’ in attesa di eventi piacevoli che non si verificarono. Alberto pretese da Stella un anticipo consistente in foto scattate a Colle Oppio ed anche nella pineta di Ostia, foto assolutamente castigate e quindi inutili per la rivista di soli uomini. Dopo venti giorni: “Signor Santoni sono Tiberio, ho buone notizie per lei, venga da noi.” Alberto si precipitò, ascoltò pazientemente le peripezie investigative di padre e figlio che evidentemente facendo presenti le difficoltà incontrate nel reperire i due cinesi intendevano farsi pagare profumatamente. Alberto: “Non mi interessano i particolari, ditemi dove abitano i due cinesi e quanto vi devo.” “Non pensa lei che tremila Euro…” “Non penso, eccovi i tremila, datemi il vostro resoconto scritto.” Alberto si recò a San Basilio, zona degradata di Roma dove abitavano Yuàn Bó padre e Huang Helou madre, la loro abitazione era una baracca, i due vivevano con i contributi del Comune e con i proventi di lavoretti che li aiutavano a sopravvivere. Alberto li avvicinò un pomeriggio, si presentò, e disse loro che aveva conosciuto la loro figlia naturale che intendeva incontrarli. I due piansero a lungo, quando si ripresero. “Signori ho un’idea, prima di farvi conoscere Stella vorrei che abitaste a casa mia in via Nazionale e cambiaste il vostro abbigliamento, vi do cinquecento Euro in tagli da cinquanta, raccogliete le vostre cose e salite nella mia Jaguar. I due cinesi ripresero a piangere nel vedere l’auto. “ ’A regà, me state inondando la machina, consideratemi un vostro figlio.” I due cinesi avevano poco da portare con loro, misero le loro misere cose nel bagagliaio , si accomodarono nel sedile posteriore e smisero il piagnisteo. Nell’entrare in casa di Alberto ci mancò poco che svenissero, stavano vivendo una favola a lieto fine. “Andate in una camera degli ospiti, potete unire due letti per farne uno matrimoniale, vicino alla camera c’è un bagno, fatevi la doccia, in cucina, in frigo c’è tutto quello che occorre per preparare la cena, questa sarà casa vostra, domattina andate nei negozi qui vicino per comprare vestititi e scarpe nuovi, voglio che Stella vi veda in forma ed eleganti, tornerò a casa tardi.” Alberto andò a cenare vicino casa al ristorante di Franco Impellizzeri, un siciliano emigrato a Roma con cui aveva stretto amicizia, per fortuna del padrone nel locale c’erano alcuni clienti non impauriti dal Corona. Alberto la mattina si alzò tardi, niente colazione, lo aspettava un pranzo a base di pesce (cotto) nel locale di Feng. “Cara Stella vorrei darti delle notizie per te buone senza che tu mi svenga…” Stella capì e dovette sedersi per non cadere a terra. Quando si riprese: “Vado a vestirmi, faccio subito.” “Ora io passo all’incasso che ne dici?” “Qualsiasi cosa!” “Stavo scherzando, io amo il volontariato niente costrizioni.“ Alberto suonò al citofono rispose Huang Helou, “Apro subito.” “Voglio dirti solo una cosa, tua madre ti assomiglia molto, tuo padre malgrado le loro ristrettezze economiche è ancora un bell’uomo, saranno ambedue ospiti per sempre a casa mia, vorrei dire nostra…” Ovvii abbracci e lacrimucce poi Alberto volle sdrammatizzare: “Io ho fame, vediamo come voi donne ve la cavate in arte culinaria, io parlo con Yuang Bó.” Alberto dopo mangiato fece visitare a Stella la camera oscura che aveva imbandito, oltre alla Canon EF.S 18/135 c’era tutta l’attrezzatura per lo sviluppo e la stampa sia del bianco e nero che del colore, aveva speso un patrimonio. Stella comprese che doveva onorare il suo debito. “Mi dispiace aver abbandonato i miei genitori adottivi, non so come se la caveranno…” Ad Alberto venne in mente la mensa di un istituto religioso il cui Priore era un giovane suo pari età, avevano frequentato le stesse scuole. “Caro Stefano, scusa don Pasquale mi dovresti sistemare due bravi cuochi cinesi non ammalati di coronavirus, hanno perso la loro clientela, posso mandarteli? Qualora avessi bisogno di un contributo finanziario per i tuoi poveri sono a tua disposizione.” Don Pasquale era sempre bisognoso…Problema finale: Stella. La ragazza: “Sono sincera, ho un po’ paura, sono vergine, sarai delicato?” “Sarò brutalissimo, allarga le cosce!” La frase di Alberto era solo una pessima battuta, fu delicatissimo cominciando con un cunnilingus che fece provare a Stella, per la prima volta in vita sua un orgasmo che la lasciò basita, non immaginava…All’entrata nella ‘pelosa’ Alberto fece del suo meglio per non far sentire dolore alla sua amante che avrebbe sopportato tutto infatti non si lamentò. Alberto aveva abbandonato per sempre le avventure galanti e volanti, Stella era diventata un’amante meravigliosa merito dell’amore che provava per Alberto, insomma tutti insieme appassionatamente!