Viva la svezia
Alberto Polidori aveva appena compiuto diciannove anni e conseguito il diploma presso il Liceo Classico Giulio Cesare di Roma allorché riuscì realizzare un antico sogno quale ‘nipote’ degli ammiratori del film degli anni cinquanta ‘La dolce vita’ in cui la svedese Anita Ekberg’ invitava Marcello Mastroianni ad entrare nella Fontana di Trevi incitandolo con la frase rimasta famosa: “Marcello come here”. Alberto aveva ottenuto dal genitore Emilio di effettuare una crociera sino alla città svedese di Stoccolma per assaggiare ‘in loco’ le bellezze indigene tanto di moda nelle spiagge italiane. Alberto ben presto si accorse del differente comportamento delle vichinghe all’estero, in patria sembravano delle puritane. Il nostro eroe forse per incomprensione della lingua locale andò in bianco e, sconsolato riprese la via del ritorno imbarcandosi su di una nave della ‘Costa’, ritorno al porto di Civitavecchia. Hermes a riposo sull’Olimpo dalle numerose fatiche sessuali ritenne di ‘dare una mano’ al buon Alberto facendolo incontrare con Astrid Lindegren. Impossibile sbagliare persona, la ragazza in costume bikini aveva fatto stampare le sue generalità sul davanti e sul didietro dello slip, un chiaro invito? ”E mo a questa che je dico…” “Cominci col presentarsi col diletto romanesco che io comprendo, sono la figlia dell’attaché dell’ambasciata svedese a Roma, mi permetta un abbraccio, a bordo vedo solo vecchi parrucconi.” Passando davanti al gabbiotto del comandante della nave: “this time it went well for you.” Alberto conosceva l’inglese, il comandante gli aveva fatto un complimento. Rifugio dei due nella cabina della svedese che senza porre tempo in mezzo prese a baciare alla grande Alberto con l’ovvia conseguenza di un inalberamento di ‘ciccio’ che trovò rifugio in una calda ed accogliente bocca vikinga. Finale scontato: “Cacchio mi hai allagato, immagino quello che succederà quando me lo metterai dentro, povera la mia gatta!” Astrid aveva già fatto i suoi piani. Sulla banchina a Civitavecchia papà Lindegren con tanto di Volvo BS awd e autista in divisa. Molto familiarmente in italiano per far comprendere anche Alberto: “Papà caro questa è la volta buona…” Chiaro il significato del finale. Licenziato l’autista, alla guida dell’auto si mise papà Sigmar destinazione un ristorante di gran classe ‘LO YOUNG BOY’. All’ingresso ad attenderli il titolare un signore di mezza età, scozzese che si presentò ad Astrid con un finto baciamano e ad Alberto con una stretta mano un po’ troppo stretta. “Mi sono permesso di ordinare io il menù spero di vostro gradimento.” i suoi occhi sempre fissi in quelli di Alberto. “ Mi ha detto l’amico Sigmar che sua figlia si deve sposare con Alberto Polidori il giovane qui presente, penso che non abbiano pensato ancora ad un’abitazione, io posseggo ai Parioli una villetta bifamiliare, potrei concedere ai due sposini la parte vuota…” Stavolta la richiesta era stata proprio sfacciata, Alberto non aveva pensato ad avere tanto fascino con gli omo, pensò alla frase latina ‘pecunia non olet’…si convinse, telefonò a casa dei suoi affermando che aveva trovato un lavoro con tanto di alloggio. Poi pensò alla grande: non aveva mai posseduto un’auto, lettore della rivista ‘Quattroruote’ cercò la Maserati ‘Quattroporte’… cacchio che prezzo, doveva convincere Astrid, aveva il cervello in subbuglio. Finito il pranzo papà Sigmar dopo una ‘buona digestione’ inforcò la Volvo e prese la via del ritorno in ambasciata, i tre erano stati ‘depositati’ dinanzi alla villetta bifamiliare. Gli interni erano stati arredati con gusto:”Che ne dite, penso sia per voi la prima notte di nozze, non vi disturberò, mi limiterò a fare il guardone.” Astrid con uno sguardo diede il suo assenso, diede il via allo shaw andando in bagno ed uscendone con una vestaglia trasparente trovata in un armadio forse ricordo di una precedente avventura del padrone di casa. La situazione si normalizzò nel senso che anche Donald restò in costume adamitico; meravigliò i presenti mostrando un pene piccolino e due grossi testicoli, vedendo ‘l’armamentario’ di Alberto: “Povero culino mio!” ma non si sottrasse alla pugna anzi contraddicendo alla sua precedente promessa prese a baciare tutto il corpo di Alberto dalla bocca sino ai piedi, nel frattempo il suo piccolo pene divenne duro ed Alberto se lo trovò penetrato all’interno del suo popò con sensazione niente affatto spiacevole, non aveva mai pensato ad una sua bisessualità. Astrid li aveva raggiunti, volle partecipare al ‘banchetto’ baciando il piccolo pene pensando di guidare la Maserati. La situazione si evolse diversamente, Donald dopo due giorni di sesso sfrenato: “Scusate ma debbo tornare al mio ristorante.” Alberto ed Astrid si trovarono un po’ sperduti,nel quartiere Parioli solo i ‘poracci’ prendevano i mezzi urbani per spostarsi, per forza di cose loro due lo erano diventati. “Caro che ne dici di sparire da questo posto di snob, se lo ritieni opportuno potremmo andare a casa tua, abbastanza qui vicino c’è una fermata di autobus che porta a San Giovanni vicino alla tua abitazione.” I due stavano per imbarcarsi sul N. 185 quando vicino a loro si fermò una rombante Maserati Gibli e: “Dove state andando?” Era Donald in Maserati in compagnia di un giovane palestrato, evidentemente sua una ultima conquista. “Questo è Pierre, chef parigino in vacanza a Roma. L’ho provato nel mio…ristorante, eccezionale, non pensavo…” Astrid ed Alberto di guardarono negli occhi, la favola breve era finita come da poesia del Carducci. Alberto diede un’ultima frecciata al padrone del ristorante: “Bella la Maserati, peccato il colore verde, stona…” “Non è la mia, me l’ha prestata un amico, hai ragione è un brutto colore, la cambierò!” Donald si era tradito…”A casa papà Emilio accolse figlio e nuora con grandi abbracci: “Mi hai fatto felice, passerò con gioia i miei ultimi anni di vita.”