VOCABOLI MISTERIOSI

Ricordo quando il laboratorio di analisi mi propose per la prima volta di inviarmi i risultati via e‐mail delle analisi del sangue. C'erano diverse impiegate, con la loro divisa, gonnellina e giacchetta, scarpe col mezzo tacco linea classica, bella presenza, non un capello fuori posto, insomma tutto ok. Me ne capitò una particolarmente carina con grandi occhi "spalancati sul mondo".
"Ecco, vede? Questo foglio è la fattura e lo tiene lei, quest altro lo consegna al medico.""
E poi, avvicinando la testa con fare misterioso (presente Crozza quando fa Razzi?)
"Questo foglio invece...... vede quel numero scritto in grossetto? Lì sotto? Lo vede?" Ma sì, certo che lo vedo, non sono mica orba.
"Ecco quello le serve per aprire il file"
In quel momento capii cosa si intende per "tempi televisivi". Dopo la parola "file" lei mi fissò con gli occhi ancora più spalancati scrutando l'effetto che tale vocabolo misterioso avrebbe potuto causare su di me, al che anch'io decisi che era arrivato il momento di spalancare anche i miei di occhi, possibilmente più dei suoi.
"Se lo faccia aprire dai suoi figli, da qualcuno...." 
"Me lo apro da sola"
Seguirono alcuni secondi di sbigottimento. Quando si riebbe, i suoi occhi spandevano stelline colorate:
"Ma davvero!!!! Ma che brava!!!"
Che volesse anche darmi un'arruffatina ai capelli? Però non sono attrezzata per scodinzolare. Peccato!
La sua ocaggine era talmente genuina, di una spontaneità così disarmante, da farmi provare tenerezza.
Mentre tornavo a casa a piedi, con i miei preziosi fogli, mi chiesi cosa ci fosse in me che mi facesse apparire così sprovveduta. Non mi ero presentata con una torta di mele profumata nel paniere protetta dal tovagliolino a quadretti bianchi e rossi. Sì, veramente un piccolo dono l'avevo portato, ma era solo l'urina da analizzare.
Mah, sarà che non mi tingo i capelli?