Voglia di altro e di nuovo
Una mano che si insinua nella mia, e mi fa credere di essere vicino ad afferrare qualcosa di stupendo ed impensabile nel suo morbido e tremante tepore. Due respiri che si uniscono mentre un treno si avvicina e frenando copre col suo frastuono il tumulto del mio cuore. L'affannato rossore dell'ansia di scoprire un mondo inesplorato e difficilmente raggiungibile, nell'unione di due anime così diverse ma così desiderose allora di completarsi e migliorarsi divorandosi l'un l'altra. Quelle due parole così belle e nuove pronunciate nella vibrante emozione di una sensazione che toglieva il fiato, e le esigeva per continuare a respirare il suo sapore. Parole ripetute troppe volte per essere ancora vere? Il tiepido assopirsi degli slanci e l'appiattirsi dei desideri lungo i comodi sentieri della consuetudine e del ricordo: l'inesperienza del dare per scontata la sua presenza, nel non cogliere bui presagi, nel sottovalutare la voglia di altro e di nuovo. Nuovo rispetto all'angusto mondo ‐ così circoscritto ‐ del quale eravamo gli unici ed esclusivi protagonisti. Altro dal ripetersi di gesti monotoni e sempre più freddi e senza idee, anche lì dove non sarebbero dovute mancare, stando a quello che ci si diceva. Il susseguirsi sempre uguale di ricorrenze e festività, lo scorrere lento di ogni anno, giorno dopo giorno, e anno dopo anno, passando dal gioco all'unione senza ormai completarci più, sempre un po' annoiati e più spenti, fino al tramonto dell'intrecciarsi di due destini. La gelida determinazione di uno sguardo che da solo dice di più delle poche sillabe che segnano la fine di una vita e l'inizio di qualcosa di diverso, dove niente è sufficiente a riparare da un freddo che avvolge intimamente il mio essere fino a spezzare ogni convinzione e fiducia in un futuro che ancora non si vede.