Voglio morire
"Voglio morire", così ripeteva e lentamente si accasciava su quello scomodissimo e odiato divano che gli faceva da letto da quando sua moglie lo aveva lasciato, con lo sguardo fisso nel vuoto; si sentiva solo, troppo solo per parlare e lottare ancora, quindi prese una penna e cominciò a scrivere. Cumuli di frasi al vento gli parevano le strofe e incerte le dita non riuscivano a seguire le righe del foglio; ”Un'altra prigione in cui le mie emozioni sarebbero state rinchiuse” pensava. Allora arrabbiato, si alzò e decise di prendere da un cassetto una vecchia foto, con un soffio debole, quasi quanto un sospiro, tolse la polvere che la ricopriva e ricordò di quando in marina gli avevano detto che, per quanto lo amasse, non era fatto per il mare, era un uomo di mondo lui e nel mondo doveva vivere ed inseguire i suoi sogni; lo aveva fatto, ma troppo spesso questi gli erano sembrati tanto lontani che anche con un binocolo non sarebbe riuscito a vederli tanto chiaramente da farli suoi, o almeno provare a realizzarli correndogli dietro; la persona che amava, la più bella tra le stelle, si era rivelata una delusione completa dalla quale non si era ancora ripreso; e forse non voleva farlo poi più di tanto. Aveva ormai perso la fiducia per il mondo e camminare da solo, senza potersi appoggiare a nessuno, non avrebbe avuto più senso... Nel posare l’istantanea si guardò le mani, le stesse con cui aveva toccato tutto quello che prima gli sembrava oro, ma come la leggenda di Re Mida insegna, chiedere che tutto splenda di una luce aurea non è possibile. Per quanto tu dia importanza a qualcosa, a qualcuno, devi prima valutare se essa sarà in grado di renderti davvero ricco, ricco dell’unica cosa che davvero conta: la felicità."Voglio morire" così borbottò prima di addormentarsi e alti i suoi occhi alla luna scrutavano nel tiepido candore della sera il senso di giornate così inutili oramai stanco dell’insostenibile monotonia della sua esistenza Sla sua salvezza. Qualche giorno dopo, infatti, mentre ne stava comprando un altro, forse l’ultimo, incontrò una giovane donna anche lei spaventata dalla luce troppo forte del sole che spesso riscalda, ma d’inverno non da alcuna certezza e subito se ne innamorò alla follia. Ne passarono di istanti, scanditi questa volta non da un freddo quadrante, ma da una sequenza di emozioni che si susseguivano e che lo portarono a superare ogni suo limite in ogni singola occasione, nel disperato tentativo di riconquistare quello che gli era stato rubato, nel disperato tentativo di tornare ad amare se stesso conquistando quell’incantevole creatura... Dopo due lunghe settimane, affrontate con l’aria chi non ha più paura del rifiuto altrui, ”Se pensi di non aver niente da perdere, hai solo da guadagnare” canticchiava mentre si guardava di nuovo orgoglioso allo specchio, ci riuscì e tornato a casa una sera con lei in braccio, come novelli sposini alla prima notte di nozze, capì il vero significato delle parole che aveva scritto poco tempo prima. Tutto era diventato chiaro. Quei versi erano poesia, quella fotografia chiusa in un cassetto uno splendido ricordo da conservare, quei giorni noiosi che aveva trascorso non altro che amata routine; poi il silenzio, un bacio. La donna che amava e che non l’avrebbe mai più lasciato solo, lentamente si accasciava con lui su quel fantastico e comodissimo divano. Solo un bisbiglio nella notte: "Voglio morire.”