Women, Women, Women

A Tor Pignattara, nell’agro romano nello stesso giorno erano nate due bambine Erika e Virginia, la prima figlia di Arianna padrona del terreno coltivato dai fittavoli ‘capitanati’ da Serafina, madre di Virginia, contadina dal cipiglio maschile che aveva messo in riga il marito Giuseppe nel senso che dirigeva lei la ‘baracca’. Perché sono nominate principalmente le donne, per inveterata tradizione da quelle parti i maschietti erano stati relegati a far la parte solo di inseminators e di lavoratori agli ordini delle femminucce. Non c’era da meravigliarsi, i maschilisti avevano poca fortuna da quelle parti, d’altronde non c’era da meravigliarsi, già nell’antica Grecia esclusivamente le signore erano padrone della situazione sanitaria, esclusivamente loro  erano  addette alla medicina ed alla sua applicazione.  Malgrado la differenza sociale le due bimbe crescevano insieme frequentando la stessa scuola sino al diploma di ragioneria. Ovviamente Virginia dovette cercare un posto di lavoro, i suoi avevano fatto dei sacrifici per farla studiare ma ora doveva ‘camminare con la sue gambe.’ Ad una festa di persone altolocate Arianna aveva conosciuto un sottosegretario al Ministero delle Poste e delle Comunicazioni che le aveva fatto la corte per tutta la serata senza successo, non  era il suo tipo ma Arianna, conosciuta la sua carica gli chiese un favore: “Dovrebbe sistemare una ragazza possibilmente in un ufficio postale, si chiama Virginia ha il diploma di ragioneria, a scuola era una delle migliori della classe.” “Ed io cosa ci guadagno?” fu la risposta  sorprendente ed impertinente di Manlio, questo il su nome. “Mi chieda che somma desidera avere, gliela darò in contanti.” “Vorrei essere ricompensato materialmente.” Arianna non voleva proprio mollargliela, come  uscire dall’impasse?” “Sorry mister, sono cattolica praticante, allora stà somma?” “Mi accontento di diecimila Euro, ci incontreremo ad un bar della Stazione Termini.” Alla faccia…Arianna non fece una piega e accontentò Manlio il quale dopo una settimana fece pervenire a Virginia una lettera di assunzione. Erika rimasta sola non sapeva come passare il tempo, si rivolse alla madre per essere sistemata anche lei nell’ ufficio postale con la sua amica. Manlio: ”Signora posso passare dei guai, stavolta la somma raddoppia!” E così ‘l’onesto’ sottosegretario durante il solito incontro in un bar della Stazione Termini incassò la somma ed Erika raggiunse sul posto di lavoro la sua amica. Ritornare ogni sera a casa e ripartire ogni mattina presto diventava pesante, Virginia affittò un bilocale  vicino all’Ufficio Postale, finalmente sole a deliziarsi sessualmente come  avveniva da tempo, ambedue le ragazze non sentivano attrazione per i maschietti, preferivano ‘giocare’ fra di loro. Mancava solo qualcosa per accontentare tutti i loro desideri sessuali,  Erika un giorno passando dinanzi ad una rivendita di sex toys vide che all’interno c’era una commessa, entrò, fu accolta con un sorriso. “Sono Angela a sua disposizione. Abbiamo vibratori e tanti altri prodotti che può vedere personalmente, non ci manca nemmeno della lingerie.” Erika fece il pieno di aggeggi vari e di biancheria molto sexy,  si preparò a far una sorpresa a Virginia. E così fu, vestite con completi erotici che mettevano in risalto le loro ‘parti migliori’, usarono  dei vibratori che portarono alle stelle i loro orgasmi, infine, stanche si addormentarono sino alla dieci della mattina  successiva, era domenica. All’ufficio postale per la loro simpatia le due ragazze erano apprezzate dai colleghi sia maschi che femmine. Durante una festa organizzata in una sala da ballo presa in affitto per una sera, di comune accordo ritennero opportuno fare coming out in quanto uscendo allo scoperto avrebbero evitato l’assalto dei maschietti dell’ufficio. Il discorso di Erika fu applaudito dai presenti sicuramente un po’ brilli da tanti alcolici di gran marca distribuiti da un collega che si era improvvisato barman. In ufficio c’erano degli impiegati  sposati che  avevano una situazione finanziaria precaria per malattie dei figli e per la mancanza di denaro per acquistare medicine. Le due ragazze,  venute a conoscenza delle loro situazioni provvidero  a venir loro incontro finanziariamente, erano diventate benefattrici apprezzate dai colleghi ed anche dal capo ufficio anche lui in ambasce per aver un figlio handicappato grave. Un mattina si presentò allo sportello un cliente basso e con la faccia da prendere in giro la gente che: “Come vi debbo chiamare signore o signori?” I clienti in fila che compresero  la pessima battuta rimasero basiti, il direttore uscendo dal gabbiotto: “Brutto nanerottolo figlio di un cane, fuori dalle palle prima che ti prenda a calci in culo.” Il cotale  non si aspettava quella relazione, con la coda fra le gambe uscì dall’Ufficio Postale. “Care ragazze, purtroppo esistono ancora degli imbecilli omofobi, tutta la nostra comprensione.”Un battimano da parte dei colleghi e dei clienti in fila. Erika era un vulcano di idee, l’ultima: “Cara che ne dici di avere un figlio, sarebbe il completamento…” “Non ho nessuna voglia di andare a letto con un maschio che poi magari pretenderebbe di fare il padre, niente uomini fra i piedi, forse adottarne uno…” “Non sono d’accordo, alcuni amici hanno fatto quest’esperienza, hanno accolto in famiglia bambini risultati  malati o peggio delinquenti, che ne dici di un’inseminazione artificiale, nell’ Italia dei parrucconi è proibita ma in Spagna…” Erika e Virginia chiesero un’aspettativa di dieci mesi, l’inseminazione artificiale aveva assunto un aspetto importante, risultava che i donatori erano selezionati e non avevano difetti o malattie gravi.  Sofia una ginecologa loro amica  indicò loro una clinica spagnola specializzata. Le due ragazze confidarono alle loro rispettive madri il loro disegno, nessuna delle due mamme era entusiasta ma rispettarono i loro desiderata. Partenza con Alitalia da Fiumicino, arrivo all’aeroporto El Prat di Barcellona dopo circa due ore. Con un taxi giallo (ce n’era una moltitudine all’ingresso dell’aeroporto) si fecero condurre all’elegante hotel ‘Catalonia Rigoletto’ con mensa e piscina, personale gentile, cibo eccellente, una vera villeggiatura.  Il pomeriggio presero contatti con la clinica Dexeus, il professore Josè Maria  prese atto delle richieste di Erika e di Virginia, prescrisse loro degli esami clinici per accertarsi chi delle due avesse più probabilità di rimanere incinta. Dopo due giorni furono riconvocate, incontrarono una dottoressa, Eleonora, alta, robusta, vestita impeccabilmente con la divisa dell’ospedale che le accolse con entusiasmo, era della loro ‘sponda’. Fu prescelta Erika che dopo due giorni avrebbe avuto un ovulazione. L’inseminazione era fastidiosa ma non particolarmente dolorosa, Erika rimase a riposo per tutto il giorno, non rimaneva altro che l’attesa dell’avvenuta fecondazione, dopo un mese la risposta positiva. Ora si trattava di aspettare pazientemente che passassero otto mesi, Erika e Virginia avevano deciso di restare tutto il tempo in Spagna per un motivo preciso, non far comparire Erika come madre ma  il nascituro o la nascitura dovevano risultare adottati. Le due contattarono un Commissariato  di Polizia, furono accompagnate nell’ufficio del titolare capitán Jorge che parlava perfettamente l’italiano. “I vostri connazionali sono sempre i benvenuti in Spagna, come posso esservi utile?” Erika spiegò quello che era il loro desiderio, prima che finisse di parlare il capitán andò a chiudere la porta d’ingresso del suo ufficio e: ”Quello che mi chiedete è illegale ed in ogni modo molto complicato, devo ungere varie ‘ruote’…”Le due ragazze pensarono:  ‘tutto il mondo è paese’. Erika si era premunita, era passata in banca ed aveva prelevato ventimila Euro, la richiesta fu più modesta, diecimila. Sistemata la pratica burocratica alle due future mamme non restava che il problema di come passare il tempo, affittarono una Seat Ibiza rossa colore preferito da Virginia e fecero le turiste in alcune città spagnole.  Nel frattempo si era ripresentata Eleonora che le aveva invitate a casa sua. Un’abitazione deliziosa, predominavano i colori rosa ed azzurro, rosa la camera con letto matrimoniale a baldacchino, aveva una grandezza superiore alla media, forse ci andavano a dormire più di due persone, molto probabilmente non solo per riposare…La cena frugale, del vino Calabras molto piacevole al gusto che mandò su di giri le tre pulselle le quali, dopo un passaggio in bagno di ritrovarono nude sul letto. All’inizio grandi risate poi…grandi manovre. Eleonora ci sapeva proprio fare in campo sessuale, insegnò alcuni nuovi ‘giochetti’ che le due italiane non conoscevano, orgasmi a non finire sino allo sfinimento. Le tre, libera dal servizio Eleonora, si ritrovavano spesso in casa di lei sino a che un giorno Ele ad Erika: “Cara sei troppo avanti nella gestazione, niente più giochetti con te. “ Dopo un parto con anestesia locale venne al mondo una bimba che lasciò interdette le tre: era bionda con gli occhi azzurri, il papà non era certamente uno spagnolo puro sangue ma era bellissima. Il capitàn Jorge fu di parola, la bimba battezzata col nome di Dalia risultava adottata da Erika. Prima di ripartire per Roma la neo mamma comunicò via telefono la bella notizia alle due nonne che all’inizio erano perplesse ma alla visione della piccola Dalia si misero a piangere, non erano delle dure! Dalia sin da piccolissima dimostrò carattere ed intelligenza superiori alla media, niente più gattonamenti, prese a camminare speditamente già ad un anno di età. Durante la chiusura dell’ufficio postale fu presentata a tutti i colleghi della mamma, all’inizio era un po’ spaesata dinanzi a tanta gente poi riprese il suo solito sorriso con battimani da parte dei presenti: era nata una diva! Altro episodio: comodamente sdraiata nella culla si alimentava ciucciando il biberon tenuto fra le sue mani. Pienamente soddisfatta finito il pasto le signore presenti presero a baciarla in fronte e sule guance, era troppo! Dalida mollò uno schiaffone all’ultima dama che rimase basita con gran risate delle presenti e sua. All’asilo dimostrò tutta la sua verve recitando con grazia poesie per bambini. Alle elementari era la prima della classe, già dopo poco tempo  sapeva leggere e scrivere con gran meraviglia della maestra sua insegnante  a cui mai era accaduto di aver per alunna una bimba tanto intelligente. A otto anni Erika e Virginia ritennero opportuno parlare di sesso a Dalia che già aveva percepito qualcosa che doveva accadere fra maschi e femmine. Fu  informata anche dei vari gusti in campo sessuale sia dei maschi che delle femmine, in altre parole a Dalida fu spiegato il perché aveva due madri senza un padre, la ragazzina ci pensò un po’ su e fece cenno di aver capito. Alla prima media un episodio che la fece diventare famosa in tutto l’istituto: ad una sua collega che la sfotticchiava per il fatto di non aver un genitore maschio prima rispose a parole poi visto che la cotale, anche se più alta e robusta di lei seguitava nello stalking le diede uno sfracello di botte facendole anche un occhio nero.  Il preside volle vederci chiaro di quell’episodio secondo lui increscioso ma, al vaglio dei fatti diede ragione  a Dalida. Passarono gli anni,  ormai donna si iscrisse alla facoltà di ingegneria ottenendo la laurea con centodieci e lode, aprì uno studio di ingegneria elettronica unitamente ad un collega compagno di corso ed insieme  brevettarono dei sistemi di loro invenzione. Dalida non fu indifferente al fascino del suo collega Aristide ‘sfornando’ un bellissimo pupo con caratteristiche mediterranee come suo padre, niente più svedesi in casa sua.