su "La peste"
Ambientato ad Orano, una città algerina, in un imprecisato periodo degli anni '40, "La peste" di Albert Camus è un romanzo esistenzialista in cui, però, questa corrente di pensiero sembra essere trattata in una versione più positiva: di fronte all’assurdo (rappresentato dai flagelli che colpiscono l’umanità e nel romanzo, appunto, un’epidemia di peste, metafora del male in generale, e del nazismo nello specifico), non resta che la ribellione di coloro che s' impegnano con onestà ricercando la solidarietà nei propri simili.
La peste sarà vinta, ma sul male che rappresenta non ci possono essere vittorie definitive.
E' un vero e proprio dramma collettivo che spinge i protagonisti della storia a cogliere i veri valori umani in quanto tali: "vi sono negli uomini più cose da ammirare che da disprezzare".
E questi valori, sono tanto più sostanziali e profondi quando si riferiscono all'essere umano come 'l'altro': sollecitato da una situazione esterna e per di più avversa, l'uomo scopre sempre di essere accomunato agli altri uomini dall'esistenza di sentimenti e aspirazioni simili, a cominciare dal desiderio di reagire alla disperazione e alla morte... peccato che molto spesso, lo dimentichi con altrettanta facilità.
La peste
Bompiani
397 pagine
2070349578