su "Non altro che me stesso"
Carlo, Laura, Lorenzo, Wanda, Valeria, possono essere solo nomi comuni con vite che si susseguono intrecciate a fili quotidiani, legate a rapporti di amicizia, di passione, d’amore, di rabbia, di normale routine. Eppure, in ognuno di questi personaggi può esser riflesso e tracciato un percorso similare al nostro.
Carlo protagonista indiscusso, uomo giovane e avvenente, rende partecipe il lettore, portandolo a vestirsi e svestirsi dei suoi panni, entrando in quell’intimo emozionale che manda anche in confusione. La descrizione è diretta, senza peli sulla lingua, sagace, travolgente e decisamente forte. La scrittrice non risparmia dettagli, vivendo e intercalandosi nell’alter ego maschile.
Flashback che schiudono ricordi e riaprono ferite, analisi che lasciano segni e costruiscono “non altro che me stesso”. Sì, perché è dalle radici che si genera quell’albero capace di dare fiori e frutti. Dalle continue trasformazioni temporali, possiamo così attraversare le stagioni con la consapevolezza che i cambiamenti, rughe comprese, malesseri, dolori, solitudine, sono parti necessarie per alimentare una nuova fortezza interiore o una necessaria corazza esterna.
Sicuramente la sfera famigliare è alla base della formazione per ogni figlio e quando mancano certezze come affetto e dialogo, sono facili le fratture che si generano, con risultati deleteri per il nuovo “uomo o donna”.
Il romanzo colpisce per la sua scorrevolezza, nonostante i temi siano duri e dirompenti al limite, ma in pieno equilibrio tra l’osceno e l’erotico. Lu Paer è abile nel provocare: scarta, disegna, devia, osserva e delinea situazioni complicate come traumi infantili, morti violente, passioni sfrenate, incontrollabili reazioni; cocktail di rabbia e voglia di amare o semplicemente di essere amati.
Argomenti che attraversano la storia e la letteratura se si pensa al Giovane Holden che ha bisogno di evadere e di ribellarsi al contesto in cui vive, o presenti nella “Disobbedienza” di Moravia o in “Castelli di Rabbia” di Baricco.
La ricerca di un’identità da accettare è lo scopo esistenziale nell’incapacità di questo mondo moderno, che tende troppo spesso a formattare l’altro ingiustamente, invece di incoraggiare o di inseguire quella vera libertà fatta di rispetto e desideri unici che purtroppo si scontrano con una dura realtà d’inquietudine.
Non altro che me stesso
EEE
110 pagine
886690287X