su "Spirito di Lucerna"
Cos’è una lucerna?
Fra i sistemi che dalla più remota antichità l'uomo ha inventato per procurarsi la luce, il primo posto spetta senz’altro alle lucerne, lampade ad olio di origine vegetale, che i greci e romani portarono al massimo grado di perfezione: erano in pratica dei contenitori in terracotta, bronzo, ottone o altro materiale in cui era conservato l'olio; in un beccuccio laterale era inserito uno stoppino su cui bruciava il combustibile attirato per capillarità.
Si bruciava soprattutto olio di oliva.
Questo ne accentuava l’aspetto misterico e sacrale: secondo un ben noto mito la divinità che aveva regalato l’olivo agli uomini si chiamava Atena ed aveva gli occhi chiari, non era stata partorita da una donna, ma era uscita adulta ed armata direttamente dalla testa di Zeus.
Atene, inutile dirlo, si considera la sua città.
Tutte le attività liberali di cui va fiera la città, il suo stesso ordinamento giuridico, poggia sulla razionalità della dea.
Contrariamente dunque ad altri simboli pagani, che vengono ignorati o confutati dalla Bibbia, la lucerna continua ad essere simbolo della ragione e diventa un tema particolarmente caro alla predicazione di Cristo, dove non è trascurato neppure il rapporto con l’occhio:
“La lucerna del corpo è l'occhio” dice Matteo 22 e prosegue: “se dunque il tuo occhio è chiaro …”
Laddove la chiarezza dell’occhio però non è più legata al colore, ma alla razionalità del pensiero. E diventa anche impegno morale e responsabilità.
E se la lucerna è di vetro?
Piano, piano, dev’essere vetro cristallino, quello antico è una pasta opaca di colori accesi: si usa infatti per le tessere dei famosi mosaici.
Una svolta nella tecnica produttiva si è avuta intorno all'anno 1000, quando nel nord Europa la soda fu sostituita con la potassa, più facilmente ottenibile dalla cenere di legno. Da questo momento i vetri del nord differirono significativamente da quelli originari dell'area mediterranea, dove si è mantenuto l'impiego della soda. Venezia costituì un importante nodo d’incontro tra le due tradizioni; le fornaci della laguna vennero alimentate da legno di faggio, che si rivelò ben presto quello in grado di raggiungere nel più breve tempo la temperatura più alta e di mantenerla.
Questa tecnica fu probabilmente impiegata per le vetrate, tanto che fu poi perfezionata nel XIII secolo, quando Venezia diventò un importante centro di produzione vetraria e riunì tutte le fornaci nell’isola di Murano, ritenendo che inquinassero il centro storico.
Nello splendore del rinascimento vediamo finalmente le prime lucerne di vetro cristallino ardere di pura luce trasparente!
In seguito l’arte barocca vede un fiorire di lucerne, tutte trasparenti e sottilissime.
Man mano che si diffonde l’uso del vetro cristallino appare sempre più ovvio provvedere d’uno schermo di vetro anche le lucerne di bronzo o d’ottone, o realizzare parafiamma per candele e lampade di varia foggia, tanto che il termine lampada o lucerna diventano sinonimi.
Come spesso accade, lo splendore barocco è il canto del cigno della lucerna. Più ci si muove e più la candela appare comoda e maneggevole: di cera per i ricchi, di sego per i poveri, s’accende, si spegne, si conserva facilmente!
Con questo, il fascino della lucerna domestica è in parte dimenticato. Ecco allora che “Aurora Prestini” ci riporta alla Venezia del ‘500 con una lucerna in vetro cristallino… protagonista d’una storia!
Spirito di Lucerna
Susil
160 pagine
9788855407489