su "Daccapo"
Dai dati puramente biografici dell’autore, un avvocato figlio di un celebre uomo politico, saremmo tentati di aspettarci un’opera seria, dotta. E invece veniamo letteralmente travolti, ammaliati da un libro che è una specie di fiaba del ventunesimo secolo, ambientata in un luogo geografico circoscritto e ben noto all’autore, la zona tra Ferrara e Mantova, che la descrive con un amore e un arcobaleno di colori, suoni e odori che affascinano e pervadono gli occhi, la mente e il cuore di chi legge con la voglia di stupirsi ancora una volta.
E’ la storia di Iacopo, notaio e figlio di notaio, che all’approssimarsi della morte del padre, viene a sapere alcune cose che stravolgeranno la sua vita e quella di chi gli sta vicino facendogli scoprire un mondo, al di là di quello paludato e ingessato in cui è stato costretto a vivere fino a quel momento, che lo porterà a fare delle scelte impreviste con conseguenze inimmaginabili anche per lui.
E’ un libro, l’avrete capito dalle mie parole, che si legge tutto d’un fiato e da cui non si vorrebbe riemergere mai per rimanere là con Mila, personaggio bellissimo in cui riecheggiano echi dell’erotismo sottile delle donne di Alberto Bevilacqua, e tutti i suoi amici di quel quartiere di Ferrara che ha molto della visionarietà dei film di Fellini: straordinario Franceschini, fantasmagorico scrittore con l’hobby della giurisprudenza.
Daccapo
Bompiani
220 pagine
8845267113