su "Nove racconti"
Di solito di Salinger si ricorda solo il suo capolavoro “Il giovane Holden”, e l’opera tutta di Jerome si vede classificata per una letteratura per bambini che ad essa non si discosta, non sono d’accordo affatto anche se l’autore resta attaccato e fedele al mondo giovanile. Ho letto “I nove racconti” grazie ad un consiglio di un’amica aNobiana; la raccolta si apre con “Un giorno ideale per i pesci banana” in cui ritrovo solutidine, alienazione, dei genitori che pensavo che la figlia abbia sposato un folle, segue “Lo zio Wiggily nel Connecticut” che attraverso il dialogo con delle amiche fa emergere la frustrazione latente dovuta all’assenza del dialogo con il compagno, e al rimpianto dell’amico scomparso; anche “Alla vigilia della guerra contro gli esquimesi” ritorna l’incomunicabilità che è matrice di un gruppo di giovani; “L’uomo ghignante” descrive una squadra di baseball, fatta di armonia, spogliatoi, allenamenti, ricordi vivaci, peccato che tutto viene inclinato dall’arrivo di una donna che fatalmente entrerà in squadra. “Giù al dinghy” ricalca quella leva che tutti condannano all’autore, la levità dell’animo gentile dei bambini. “Per Esmè: con amore e squallore” narra le vicende di guerra poco prima dello sbarco in Normandia, una distanza, un incontro, una lettera inaspettata; in “Bella bocca e occhi miei verdi” attraverso una telefonata telefonica si presenta un’assenza, un fuga, un’inspiegabile senso di vuoto che pervade; “Il periodo blu di Daumier-Smith” eleva l’animo a tutto ciò che può crede di essere, è un sorta di deliberazione dell’anima che immagina e costruisce, arrivando alla felicità. “Teddy” è l’ultimo racconto della raccolta, parla di un bambino prodigio, che viaggia su una nave da crociera con i suoi genitori. Un precursore di uno stile narrativo unico, con abilità e padronanza da restar a bocca aperta!
Nove racconti
Einuadi
230 pagine
8806197649