su "Il tempo è un Dio breve"
Dopo aver letto “La vita accanto”, libro con cui nel 2010 ha vinto il Premio Calvino e si è classificata seconda al Premio Strega 2011, ho letto “Il tempo è un Dio breve”.
Ildegarda è una donna che vive costantemente nel suo passato, cerca di scrutare in esso per dare un senso al presente. Idelgarda è una giornalista importante, che ha anche una grande passione per le piante, che cura senza mai stancarsi, ne acquista di sempre nuove. In fondo ogni pianta ha la sua storia, e un modo per accudirla.
Lei è una madre che cerca il senso della vita, che vive in bilico, che si rifugia nel misticismo e nella religione per trarre la forza di affrontare ogni nuovo giorno, così diverso dai precedenti. Sposata con Pierre, che un giorno la lascia sola, scappa e va via, senza tanti convenevoli, rimane sola, smarrita, naviga nella vuotezza dei giorni incolori.
Ma l’amore vero della sua vita è lì, e non è fuggito: Tommaso. Lui che sin da piccolo ha dovuto combattere il pregiudizio, la maldicenza, quella fastidiosa dermatite che l’aveva marchiato, come mucche al macello.
Una delle poche persone che si è presa cura di lei è Marguerite, sorella di Pierre, che mostra un amore senza limiti: generosa, buona, tranquilla, forse anche perché a lei Dio aveva tolto il dono della fertilità.
Grazie ad un amico oltremodo silenzioso, ma a dispetto di ciò pieno di saggia virtù, Ildegarda e il piccolo Tommaso si rifugiano in un albergo in Alto Adige ed è qui che due destini afflitti da uno stesso male verranno a contatto: “[…] Venivano entrambi da mondi pieni di parole che non ci avevano salvato dal dolore e dalla paura e in quell’amore muto soffocato sotto il piumone strappato dal letto cercavamo una conferma alla promessa, nata col mondo, che l’amore non finisce, che la morte non è l’ultima parola”.
Tra Ildegarda e Dieter pian piano nascerà una feconda complicità, malgrado la loro lontananza data da differenti confessioni religiose, e il loro punto comune sarà la fede e l’amore per l’altro. Per Tommaso. Dieter anche lui ha avuto una vita divenuta mancante: la morte del piccolo Martin, e l’abbandono di sua moglie Marie.
Il libro è molto variegato, l’autrice sa inserire citazioni bibliche nel testo, ma sa anche rovesciare la narrazione presentandoci la sensibilità femminile, la maternità, il dolore, la paura, ma ancora la ricerca della fede, la preghiera, il rapporto con il sacro.
Si cerca la salvezza nella fede, nella superiorità del creato, nella bellezza della natura e del mondo, con le sue descrizioni e visioni affascinanti: “[…] Il problema era la notte, quando i ladri e gli assassini si dedicavano più volentieri ai loro delitti, quando più facilmente l'auto di chi usciva dalle discoteche o dai ristoranti si schiantavano contro muretti e platani e quando l’oscurità silenziosa allettava gli aspiranti suicidi offrendo loro l’immagine della nera quiete”.
Si cerca una risposta, un senso che rimarrà amorfo, incompiuto come la sua anima, che ormai è spezzata, e come quel Dio che è assente, che rimane impassibile davanti a tutte le grida del mondo, a tutto quel dolore silenzioso.
“Il tempo è un Dio breve” è un dialogo con la vita, con la paura di perdere un figlio, contro i perché di numerose sconfitte, una sfida, ma allo stesso tempo un gioco che porta a credere e a divenire consapevoli che la vita è in noi, ma anche negli altri.
Il tempo è un Dio breve
Einaudi
224 pagine
8806212745