su "Tormenti tra urla e silenzi"
Fino “ai confini del mondo conosciuto”, arriva la poesia di Lorenzo Pais. In un giorno e mese destinato, racchiuso e ricordato in un 9 Aprile.
Ancora una volta, i versi prendono per mano e diventano compagni di viaggio nel tempo e mitigano sogni e illusioni, brindisi e fugaci saluti. L’amore infiamma e se non corrisposto, può far male. Il richiamo della metamorfosi di donna in aspide, è indice dell’alto dolore che un uomo può provare nei confronti della donna amata.
L’oblio e la solitudine, ricordando in morenti cerchi d’acqua un non corrisposto sentimento che porta alla lacerazione, e a trovare il conforto in un calore o bisogno (sbagliato) di qualcosa che non è mai appartenuto. Il vuoto provoca abissi profondi nell’anima e nella mente, e silenzi estremi.
Lorenzo descrive e attraversa il pathos e nella katarsis (κἁθαρσις, "purificazione") trova, nel divenire cenere, le ali di fenice per rinascere. L’equilibrio è un cammino in salita, spesso ostacolato da “congiure e tradimenti” inaspettati, poiché celato dalla disillusione di una verità bugiarda.
Il tempo diventa il medico guaritore, in una “domenica d’Ottobre”, bramoso di futuro, sogni, “tra spazio e magia”. Il corpo ammalia la mente, e spesso bloccato da parole non sincere, può portare a giorni di guerra, “solitari senza amici, senza amore”, la ricerca e l’ascolto di quella voce interiore, è il necessario faro-guida per ritrovare coscienza.
La penna di Pais, si tinge di rosso e di nero, delineando i tormenti e le urla che le sfide quotidiane possono porre o condannare. Il destino diventa un vestito spesso macchiato di vittorie e pericoli. La forza di andare avanti ricercando la cura è il fine dell’uomo, che diventa “acrobata tra sospiri e baci”, su un palcoscenico non sempre conforme ai desideri.
Tra attese, pensieri, sorrisi, incanto, incoscienza, scivolano le difese e l’odore dell’umanità travolge con stupore chi, nonostante tutto, si lascia andare ai “carpe diem”.
L’uomo amato può innalzarsi o sprofondare se non amato, osannare o imprecare, vedere donne angeli o demoni, parlare d’amore o di odio, sorridere o piangere, sognare o scegliere di morire. Nel buio, riflessi e colori sono ben visibili e anche quando non c’è l’Amore vero, ha la capacità di avvolgere e di riscaldare “come una sciarpa calda e morbida”.
E quando ci chiediamo dove sia la felicità, eccola che la troviamo: è racchiusa in una valigia di emozioni carica di vecchi racconti o di tuffi negli occhi, parte di un gioco o semplicemente “pagina vuota in attesa d’inchiostro”.
Tormenti tra urla e silenzi
Aletti
56 pagine
8859111773