su "Voglia di volare"
"Il cielo pare cadere/ mentre ascolto la pioggia/ con l'orgoglio ferito/ di chi pensa e ripensa/ alle cose lontane/ ormai melodie perdute/della nostra amata terra". Me lo figuro così, Emilio Basta: un aedo fisso su uno scoglio rivolto verso il mare della vita, solitario rapace notturno che ha “fame e sete di buio e d’amore”. Lo immagino così, innamorato della Luna, passione ricorrente nei suoi versi, misteriosa e mutevole come una donna, faro che illumina le notti. Dai suoi silenzi pieni di voci nascono inni che si spargono come polvere di sole e che solo le anime belle riescono ad assaporare.
Alla sua amata terra, la Basilicata, “spuntata dal vulcano/ lievitata dal sole/ e illuminata dalle stelle”, sono dedicate le liriche più belle. Ora è madre lontana (“patria straniera/dai ricordi acerbi”); ora è aspra radice anelata dove tornare ("Castelli e pensieri/dentro di me/ ed io figlio/ di questa terra del Sud/ dolce e amara/ arsa dai sogni"); altrove è arida sequenza di sterminati spazi inquietanti, che il cammino di un pastore di leopardiana atmosfera colma e sostanzia (“Sin da bambino/ nel respiro della sera/ in silenzio e da solo/ traversa sentieri di vita”).
La poesia di Basta sa dar voce al vuoto dell’anima, ma sa anche consolare, con un tenace ottimismo e una fede splendente, preziosi doni dell’esperienza di una vita a un cuore meravigliato di fanciullo.
Voglia di volare
Aletti
224 pagine
8876805028