su "Andrea Pazienza - Il mio nome è Pentothal"
In occasione del sessantesimo anniversario della nascita del fumettista Andrea Pazienza, la Ianieri Edizioni ha pubblicato, nel 2016, un saggio sulla sua opera prima. “Andrea Pazienza – Il mio nome è Pentothal” è il libro a firma del giornalista Luigi Di Fonzo che svolge una disamina sull'opera prima di questo caposcuola del fumetto italiano, “Le straordinarie avventure di Pentothal”. I dieci episodi di quella che oggi è considerata una vera e propria autobiografia a fumetti furono pubblicati dalla rivista Alteralter tra l'aprile 1977 al luglio 1981 e solo successivamente raccolti in libri, per esempio anche recentemente da Coconino Press (da pochissimo in copertina flessibile).
La singolarità del saggio di Luigi Di Fonzo è nel tipo di ricerca che lui compie intorno alla storia e alle dinamiche di questa storia a fumetti, mosso anche dall'alone di mito da cui Andrea Pazienza è stato sempre circondato nel suo vissuto personale. Entrambi hanno condiviso la stessa città, Pescara, sempre sfiorandosi, senza incrociarsi. E se Luigi Di Fonzo è nato nel 1962 e Pazienza nel 1956, la differenza di età non ha impedito a Luigi Di Fonzo di frequentare le persone vicine a Pazienza, sin dai tempi della scuola, sentendone sempre parlare soprattutto per le sue bravate. Pazienza non era uno stinco di santo, lo si intuisce dai suoi lavori. Leggendo di Pentothal nel saggio, è chiaro che le riflessioni più profonde, i malumori e i disagi espressi – quindi anche l'irriverenza e il gusto del nonsense – appartengano a Pazienza stesso.
Questa opera prima, però, è considerata oggi una delle più vere, perché non contaminata dalla dipendenza della droga che segneranno i suoi anni '80 - anche se di droga si parla già parecchio. Quando è stata pubblicata, Pazienza aveva 21 anni e il ricordo della scuola ancora fresco e pulsante. La cosa che sorprende di più, come emerge dal saggio, è che in Pentothal non viene fatto mai nessun riferimento ai terribili fatti dell'attualità: sono gli anni del terrorismo, del rapimento di Moro, della strage di Bologna, eppure gli accadimenti non sembrano diventare spunti per la narrazione. Di Fonzo apre ogni episodio con una brevissima cronaca, e la perifrasi che fa di ogni episodio rende chiaro come nulla toccasse l'immaginario di Pazienza, concentrato su se stesso e sul senso di incomprensione e di spaesamento della sua generazione. Lo stesso giornalista Enzo Verrengia, nella prefazione, ricorda l'incompiutezza di questa generazione nata troppo tardi per vivere il '68 e troppo presto per l'attivismo politico della Bologna del '77 (che comunque fa da sfondo al fumetto di Pentothal), “ma proprio per questo unica, emblematica, sospesa in un limbo pieno di possibilità e vuoto di ogni concretezza”.
Andrea Pazienza - Il mio nome è Pentothal
Ianieri
168 pagine
8897417582