su "Raval"
In Spagna, precisamente a Barcellona, esisteva un quartiere chiamato El Raval. A dire il vero, questo posto esiste ancora ma ha modificato la sua permanenza. El Raval, vecchio covo di intellettuali travestiti, prostitute e artisti di varia natura, ospita oggi un museo dell’arte contemporanea e il porto Olimpico, dove sorge un’enorme opera a forma di balena. Prima, avventurarsi nel luogo era assai sconsigliato per via del traffico di droga e dei loschi individui che lo abitavano. Raval, come detto, è il quartiere blaugrana dai due volti; ma anche il protagonista (che dà il titolo) del nuovo libro di Chimena Palmieri. Chimena torna a parlare attraverso la sua scrittura dopo l’esperienza bizzarra di “Sette notti con Liga”. Liga, che in questo caso poco c’entra con la massima serie del campionato di calcio spagnolo, non è altro che il cantautore Luciano Ligabue, e Raval, il nuovo che dovrebbe avanzare, sembra non essere poi così lontano da alcune pubbliche movenze, dall’aspetto un po’ trasandato e dalla frequentazione frequente di un bar che potrebbe divertire l’ex capellone di Correggio.
Però, messa da parte l’idea che Chimena abbia riprodotto Ligabue in questa storia, ci si chiede se “Può davvero la bellezza essere un peso, una maledizione?”. E ancora: “Può [la bellezza] trasformarsi in un dono malefico che rovina la vita a chi lo possiede perché chi gli sta intorno viene annientato dall’invidia che genera fino a diventare vendetta, possesso, prevaricazione?”. Così leggendo viene pure da domandarsi se Dorian Grey (dal quale ritratto ne viene fuori proprio la bellezza) abbia preso le sembianze di Raval, se il famoso Don Giovanni abbia prestato un pezzo del suo DNA da adulatore di femmine al succitato protagonista, straniero in terra sua. Perché Raval, il nostro, viene raccontato come fosse il signore oscuro della bellezza, con la quale è possibile attrarre l’universo femminile e generare invidia. Anche se, per quanto ne sappiamo, Raval arriverà a conquistare gli occhi, prima, poi il cuore di Ester, la proprietaria del bar in cui si ritrova dopo un lungo pellegrinaggio.
La storia decolla lentamente, forse perché l’autrice capitola sui flashback che raccontano il primo Raval, quello che abitava dove nasceva. Una scelta, quella di alternare le vicende temporali, certamente azzeccata e comunque trattata con la giusta suspense che tiene teso il lettore fino alla ripresa del pezzettino che era stato volutamente interrotto dal narratore. Eppure Raval pare viaggiare col freno a mano, la spia della riserva sempre accesa e da quella “voce che di nuovo come ieri sembra rimanere sospesa nell’aria” vengono fuori troppe parolacce che evidenziano il carattere del protagonista, ma che andrebbero quantomeno dimezzate per non cadere in questo eccesso evidentemente inutile. Comunque, Raval ha bisogno di raccontarsi per sentirsi bello. Ed è giusto così, è giusto che faccia il suo percorso segreto fino alle ultime pagine dove il lettore bellissimo avrà il diritto di sentirsi come vuole: fortunato o sfigato.
Raval
Bookabook
333 pagine
8899557039