su "La collezione Lancourt"
“La collezione Lancourt” è una storia avvincente e graziosa, in cui la realtà e la fantasia ballano un valzer con brama e azione. La trama è ricca di colpi di scena e impreziosita da buone intuizioni linguistiche; vola attraverso i secoli e solo ogni tanto lascia intravvedere qualche anticipazione, ben disciplinata dall’io narrante.
Manuela Giacchetta, autrice marchigiana, fa confluire la sua ricca immaginazione in una bella favola che tutti vorrebbero ascoltare, perché parla di ricongiungimento, soluzione dell’irrisolto, ritrovo dopo l’abbandono. Il romanzo è in formato più che tascabile (ideale da leggere al mare) e culla la lettura raccontando al cuore di un’attesa prudente che si fa desiderio strappacuore.
I grandi protagonisti sono l’assenza che si fa presenza e poi di nuovo assenza, e il senso dell’irraggiungibile. Ognuno di noi ama qualcuno che è troppo lontano, o che non può essere toccato.
La vicenda è innescata da una ricerca, quella dei quadri della collezione Lancourt per conto del legittimo proprietario, e prosegue con una dinamica perversa e asfissiante di vigilanza e controllo in cui finisce anche Bianca, la narratrice. Subentrano delle scelte, si arriva a dei bivi, a delle decisioni da prendere: delle rinunce. Aggiudicarsi l’amore di qualcuno, o lasciare che vada via per sempre.
Quante volte dobbiamo fare i conti con gli stessi errori? Quante volte siamo destinati a scontrarci con i nostri limiti? Ed è sufficiente una vita sola, per riparare alle nostre indecisioni? Il finale a sorpresa dà una concretezza risolutrice a questa fiaba per innamorati.
“Ci guardammo, prigionieri di un’impossibilità nuova”. (M. Giacchetta)
La collezione Lancourt
Las Vegas
276 pagine
889574425X