su "Era mio padre"
La storia di Sara, nel libro di Claudia Saba "Era mio padre", è la storia triste e sconvolgente di tante donne vittime di violenza tra le mura domestiche ma anche la storia di una bambina, di una madre e di un padre.
Il contesto dove ci si dovrebbe sentire più al sicuro, quello della famiglia, diviene il luogo dal quale allontanarsi e le persone "più care" orchi, dai quali fuggire. Il racconto dell'autrice apre con l'adolescenza di Sara, i suoi tredici anni, "il tempo spensierato del suo vivere", i sogni da rincorrere, un ragazzo, l'amore. "Le sembra di tuffarsi in un sogno. Ogni tassello diventa realtà".
Il divenire madre non la completa. L'assenza del marito, il secondo figlio la rendono "insofferente", poi le cose cambiano, il marito la rimprovera, la tratta come un oggetto, si fa più violento, un aborto... e poi di nuovo incinta. Volutamente non sono descritti i periodi storici, perché la violenza non ha un'esatta collocazione, può essere ovunque e in ogni luogo. Sara voleva solo che "qualcuno la considerasse una persona". Sara "faceva cattivi pensieri" ma "sopportava le continue angherie, solo per i figli che crescevano" fino a che "la situazione divenne insostenibile...
E continua a raccontarsi, Sara-Claudia, in una sorta di racconto-diario scritto in prima persona, annota tutto: accadimenti, sensazioni, riflessioni, paure e pian piano si interroga; non sono i lividi delle botte a farle male, quelli "poteva continuare a nasconderli con un po' di trucco". Quello che inquieta Sara sono le lacrime. Lacrime che non escono, assenza di dolore alla morte di suo padre. Perché? È a questo punto che Sara comprende che ha bisogno d'aiuto... I figli ora sono quattro. Sara commette degli errori, pensa di non essere una buona madre, come non lo è stata con lei sua madre.
Sara pian piano ricorda, il cammino è lungo e difficile e gli uomini che incontra nella sua vita ne schiacciano e annientano la personalità, ma nonostante tutto lei ha bisogno di "rivedere" ciò che di tanto mostruoso ha rimosso, ne ha bisogno per andare avanti e trovare i suoi equilibri. La figura dell'orco comincia ad avere delle sembianze...
Con la prefazione della Dottoressa Cinzia Mammoliti, Criminologa che descrive il mostro come "un soggetto affetto da un grave disturbo di personalità che comporta percezione del sé alterata, caratterizzata da un senso di grandiosità illimitata, la tendenza a oggettualizzare e sfruttare gli altri, una totale mancanza di empatia fino a vera e propria crudeltà mentale, fisica e sadismo", e la postfazione del giornalista Fabrizio Giona che esalta "la magnificenza della vita umana, quale dono sacro ed inviolabile, sotto ogni profilo affinché l'uomo sia promotore di cambiamento nelle intenzioni e negli atteggiamenti, inneggiando alla non violenza, al rispetto reciproco", il libro, edito da Laura Capone, raccoglie all'interno alcuni "pensieri in solitudine" dell'autrice e un'intervista della stessa dal titolo "Il colore della vita" rilasciata alla giornalista Giovanna Pastega, dove la figura della "madre"si rivela essere, attraverso le risposte dell'autrice, l'ultimo doloroso tratto di linea che "chiude il problematico, sofferto, cerchio familiare".
Era mio padre
Laura Capone Editore
144 pagine
8897226531