su "Mandami tanta vita"
“Mandami tanta vita” è un romanzo coraggioso. La storia che Paolo Di Paolo sceglie è atipica. Finalista del Premio Strega 2013, racconta la figura del giovane editore liberale Piero Gobetti in maniera insolita: nei suoi ultimi giorni di vita lo affianca, in parallelo, a un personaggio inventato, lo studente Moraldo, che occupa la maggior parte della scena con la sua inettitudine, la sua poca capacità a vivere. È il 1926. Moraldo frequenta l'università di Torino e ha alcune ambizioni, a cui non sempre riesce a far fronte: ha bisogno di spronarsi di continuo per non lasciare andare le occasioni, per cercare di non ignorarle, come gli verrebbe invece naturale fare. Persino quando si imbatte in una donna di ghiaccio, Carlotta, la cui indifferenza lo travolge più di un'appassionata dichiarazione d'amore, cerca di non lasciarla andare, forse perché non sa scegliere cosa sia bene per lui. Vai adesso, prova, scrivile, si dice; e Moraldo va, prova, le scrive, la incontra, la vive per un po'. La segue fino a Parigi.
Tra le sue ambizioni, Moraldo coltiva quella di vedere pubblicati i suoi scritti e soprattutto le sue caricature. Tra i suoi obiettivi c'è la rivista di Piero Gobetti, ma non sa che è costretto all'esilio a causa del carattere “sovversivo” delle sue idee. A casa, Gobetti deve lasciare la sua Ada, che lui chiama Didì, e il piccolo, piccolissimo Paolo, con l'impegno di trovare una sistemazione proprio a Parigi e farsi raggiungere. “Era il tempo delle lettere. Planavano come stormi sopra le città di mattina presto”. E le lettere, per Piero, sono l'unico modo per parlare con sua moglie, per sentirsi a casa, per trovare coraggio; sono la testimonianza più vera del suo modo di essere. “Una lettera di Didì è la vita, sai? Mandami tanta vita”. Il romanzo continua così, lineare, seguendo le rette quasi parallele di questi due personaggi, con l'abitudine a non distinguere i dialoghi dal discorso narrativo, come in un unico flusso di pensiero. Continua con i colpi di tosse di Gobetti, da una parte, e la staticità dirompente di Moraldo dall'altra. Poi, il romanzo finisce, ma come accade nell'edizione 1986 de “Il nome della rosa” di Umberto Eco, anche in “Mandami tanta vita” diventa molto interessante l'appendice. Si tratta de “Il museo di un romanzo”, in cui l'autore racconta con amore da collezionista, e anche con alcune fotografie che ci permettono di curiosare fra i suoi cassetti, quanto sia prezioso usare del materiale originale per entrare nello spirito dell'epoca. Paolo Di Paolo ha poi continuato a lavorare sul carteggio di Piero Gobetti e ha curato, sempre per Feltrinelli, l'antologia “Avanti nella lotta, amore mio!”, pubblicata nel 2016, che comrpende le scritture tra il 1918 e il 1926.
Mandami tanta vita
Feltrinelli
176 pagine
9788807885471