su "Memorie di Adriano"
"Memorie di Adriano" è a ragione considerato il capolavoro della Yourcenar e uno dei libri più belli e più intensi della letteratura mondiale. Apparso per la prima volta nel 1951, è un romanzo a più livelli: storico, psicologico, morale, di archeologia interiore. La scrittrice compie dall'interno ciò che gli archeologi fanno dall'esterno. In una lettera-diario, indirizzata a Marco Aurelio, nipote adottivo e futuro "princeps", Adriano ripercorre la sua esistenza come "princeps" e come uomo, ricostruendo il periodo storico greco-romano nel quale vive (76/138 d.C.), il suo potenziamento del'Impero romano, ereditato da Traiano, nel momento della massima espansione, il progetto di pacificazione realizzato, nonostante le campagne belliche che dovette condurre. Un Adriano comandante dunque, analizzato dall'interno; mettendo in luce dubbi, tormenti, incertezze, glorie e disfatte. Un lavoro di scavo che ci illumina e ci guida alla scoperta di un grande uomo grecofilo, che amministrò con amore la provincia greca, riportando Atene all'antico splendore. Nonostante gli incredibili risultati conseguiti, emerge sul finire della sua vita, la consapevolezza tutta greca della precarietà di qualsiasi umana costruzione e la certezza che anche l'impero romano finirà; al contempo il senso di responsabilità stoica che lo induce a portare fino in fondo la propria missione.
La filosofia stoica entra a Roma proprio nel I/II sec. dopo Cristo e il testimone da Adriano passa a Marco Aurelio, che nelle sue celebri meditazioni "a se stesso", scritte il lingua greca, riflette sui principi stoici, sui doveri morali dell'uomo sempre venati dall'amara consapevolezza dell'effimero mortale. Adriano emerge allora in tutta la sua forza e fragilità, in questa costante tensione emotiva tra responsabilità e consapevolezza. Ora vecchio e stanco non può che ricordare con sautade i suoi veri amori: la Grecia e Antinoo. Nel ritratto di Antinoo la scrittrice dà il meglio di sé, tratteggiando con delicatezza un amore di totale, assoluta, gratuita dedizione del giovinetto quindicenne della Bitinia nei riguardi del "princeps" quarantacinquenne, in un rapporto ricambiato con tale passione da ricordare il legame eroico tra Achille e Patroclo. L'amore per la grecità è tale che Adriano dirà di aver amministrato romanamente il suo impero e che la sua lapide sarà scritta in latino, ma ha pensato e amato in greco. Effettivamente autenticamente greco è questo senso del tempo tiranno che tutto macera; ammoniva già Erodoto nel V sec: "... le città grandi un giorno diventeranno piccole e piccole le grandi", e tale consapevolezza guida l'impianto filosofico dell'opera intera della scrittrice la quale dirà: "La vita? Un gran caos tra due silenzi". In uno stile ricercatissimo, adatto ai cultori delle Humanae Litterae, anche difficile e volutamente criptico, metaforico e antitetico, la scrittrice ci fornisce uno spaccato della Roma antica tra glorie e disfatte, tripudi e abbattimenti, punti di forza e di debolezza viste da un uomo sul finire della sua vita.
La lettera-diario è un libro che non si può non leggere perché ,oltre ad essere un autentico capolavoro, contiene un messaggio etico altissimo, di cui dovrebbero tener conto tutti i cittadini, specie se politici.
Memorie di Adriano
Einaudi
350 pagine
8806174088