su "Gli idoli del villaggio"
Nella terra d’Esperia aspra e umbratile, impregnata di promesse tradite, a ridosso del mare che si infrange sugli scogli, nei sussurri dei venti del Sud che battono le case imbiancate di calce, Andrea Tripodi dipinge il toccante affresco corale di una civiltà apparentemente remota, oscillante tra la fissità rassicurante delle tradizioni e l’insidiosa sfida del presente. In questa antologia eccezionalmente visionaria ed evocativa prendono vita figure di uomini e donne le cui esistenze sono impietosamente sconvolte, ora dalla violenza cieca dell’ennesima guerra, ora dalla sorte beffarda, alla quale l’essere umano cerca di sopravvivere. Su tutti i drammi umani e naturali troneggiano come presenze inquietanti gli idoli ricordati nel titolo, portatori di una subdola piaga purulenta che incupisce le placide atmosfere d’interni. A questi spavaldi, fieri, ingombranti dispensatori di soprusi, Tripodi contrappone l’orgoglio di umili eroi sconosciuti, animati da un viscerale desiderio di giustizia e di riscatto dalla brutalità di un’esistenza ferina asservita alla legge del più forte, basata troppo spesso su un atavico senso maschilista e patriarcale del potere. E dalle ceneri del dolore e della devastazione umana e morale nasce un’unica grande storia, narrata con quello spirito teatrale dionisiaco che, come un ancestrale coro sgorgante dal mai sopito afflato del sostrato ellenico, consente di raccontare e comprendere la crudeltà e l’assurdità della vita, nella sublime catarsi dall’umana bestialità, che solo la trasformazione letteraria del vissuto può garantire appieno.
Gli idoli del villaggio
Città del Sole Edizioni
144 pagine
8873512542