su "Il terzo occhio"
Non è facile recensire questo “romanzo” e l’impresa diventa ancora più ardua se, nel “pensarla”, ti sovvengono alla mente le decine di libri, le migliaia di parole che, il “dott. Kuan-suo” (altro pseudonimo di Cyril Henry Hoskin) ha scritto su esperienze dirette e circostanziate ma mai vissute, almeno in questa vita.
Infatti, il Terzo occhio, il racconto affascinante, saggio e misterioso dell’infanzia e dell’iniziazione di un giovane Lama, non è un fenomeno a se stante (e sarebbe ben bastato, visto l’enorme, continuo successo editoriale, a livello mondiale) ma solo l’inizio di una lunga sequenza di titoli eccellenti.
Lobsang Rampa ci trasporta nel lontano Tibet e ci svela incredibili segreti sulle sue tradizioni, sulle sua spiritualità plurimillenaria. Queste informazioni, tra l’altro, non arrivano oggi, nell’era del web, ma negli anni ’60, quando di queste impervie regioni, si sapeva ben poco e, meno ancora, dei segreti arcaici della sua civiltà.
Con una semplicità disarmante l’autore ci porta con se in un viaggio vivido, verosimile, delizioso. Come se fosse del tutto naturale, parteciperemo alla discesa nel cuore delle montagne tibetane, sotto templi inviolabili e segreti, dove incontreremo divinità arcaiche e, probabilmente, anche le vestigia di antichissime popolazioni aliene.
Parteciperemo a riti dimenticati, sconcertanti, fino ad arrivare alla “riapertura” del Terzo occhio... la finestra dell’anima sul mondo del paranormale.
Leggendo queste pagine è meglio non chiedersi se è vero ciò che raccontano, forse è meglio godersi l’avventura con occhi innocenti, pronti a gustarsi le meraviglie di un mondo fantastico e, quasi certamente, perduto.
Il terzo occhio
Mondadori
240 pagine
8804427949