su "L'uomo scarlatto"
Quando nel 1993 uscì “La variante di Lùneburg”, Maurensig aveva consapevolmente dato un volto nuovo alla fiction italiana traducendola nella sfera di un realismo magico, moderno e ricco di denuncia sociale. I toni kafkiani, contaminati da una genialità interpretativa ‘a canoni inversi’, fanno di Paolo Maurensig il più geniale scrittore italiano, che scrivendo fiction è come se rappresentasse una realtà più reale di quella che siamo abituati a percepire grazie alla fallibilità dei nostri cinque sensi. Il fatto che la grande notorietà l’abbia incontrata un po’ tardi, intorno ai cinquant’anni, è forse il motivo precipuo che ha fatto di Paolo Maurensig un autore particolarmente sensibile, capace di interpretare la vita e di disegnarla con uno stile invidiabile, esportandola, inserendola ed incastrandola in contesti allusivi, immaginari ma più reali della realtà! Sono sempre più dell’opinione che solo chi ha molto vissuto e visto sia capace di scrivere senza ripetere le banalità scontate che la letteratura ha saputo produrre, soprattutto negli ultimi decenni.
Con “L’Uomo Scarlatto”, l’autore inventa un personaggio squisitamente misterioso, un orfano perfetto, senza natali e senza un passato. In questo romanzo convergono tante influenze letterarie: il simbolismo di Edgar Allan Poe, la poetica di Johann Wolfgang von Goethe, la passione e lo spirito di August Strindberg, il surrealismo di Franz Kafka, il realismo magico di Dino Buzzati, la vena introspettiva di Arthur Schnitzler, il decadentismo di André Gide, ma anche l’esistenzialismo nero di Vernon Sullivan e il postmodernismo di James Graham Ballard, e non solo.
Un uomo è costretto, suo malgrado, a soggiornare presso la clinica Neuhaus, sul lago di Costanza; è anche costretto a sottoporsi a reiterati trapianti di pelle, perché il volto, in un incidente, gli è stato devastato dal fuoco. Questo uomo senza volto è l’Uomo Scarlatto. Non ha memoria a seguito dell’incidente, del fuoco che solo per un pelo non lo uccise; per darsi un aspetto vagamente umano porta il cappello in tutte le stagioni, spessi occhiali protettivi, sciarpe, e morbide camicie di seta, facendo sfoggio d’una lugubre eleganza, che è anche specchio della sua anima tormentata.
La clinica dove soggiorna somiglia ad un albergo: l’atmosfera è inquietante, ma non manca di nessun comfort. Eccentrici i personaggi che la frequentano: Sussex, ossessivo disegnatore dell’Uomo Scarlatto e del suo volto non-volto, Egon Forti, medico preoccupato di scoprire il mistero dell’immortalità, una grottesca medium, Madame Orlava che tenta di nascondere la vecchiaia con una parrucca rossa e un mare di piume di struzzo, carampana sempre pronta a parlare, con occhi di brace ovviamente, della giovinezza andata. E non mancano personaggi minori ma assai importanti, come un famoso artista berlinese, Marcus Walzer che nasconde un destino orribile quanto innominabile, e ancora, Gilles, un vagabondo braccato nella Parigi tra le due Guerre, raccolto nudo e tremante e senza sensi su una strada ai confini del mondo.
Solo un autore profondo come Paolo Maurensig, capace di destreggiarsi con la compenetrazione di più mondi simil-escheriani, poteva scrivere “L’Uomo Scarlatto” con un taglio mai banale, una storia infinita condensata in poche pagine di rara abilità.
L'uomo scarlatto
Edizioni Theoria
143 pagine
9788854980495