su "I tre regni"

Questo romanzo di Tenucci è stimolante per la forte valenza psicologica che esso ricopre. Non è il solito fantasy animato da esseri immondi e fantasiosi, ma un viaggio interno alla scoperta della propria parte più nascosta. Si potrebbe citare il maestro viennese Freud, o il suo discepolo dissidente Jung con l’esito sempre certo che solo la conoscenza del proprio interiore è la chiave di accesso per costruirsi una esistenza degna che ci sottragga alla gettatezza di cui ci parla Heideger. La grecità di cui sono intrisa rimane così socraticamente appagata dalla necessità di conoscersi maieuticamente. Il maestro spirituale che ci tira fuori dalla caverna delle ombre illusorie è l’alter ego del protagonista, toscano dei nostri tempi: il capo clan Aonghas, vissuto nella Scozia del VII sec. d.C. ai tempi dei Vichinghi. Aonghas è la parte buia e misteriosa del protagonista che lo guida in una dimensione mitico-spirituale. Il mito, difatti, non è solo, come ci insegna il filologo-antropologo Bruno Snell, l’idealizzazione di quel progetto che sulla terra non è dato realizzare, ma anche il luogo in cui vengono trasferiti i fantasmi della nostra parte inconscia che sarebbero per noi inaccettabili. Così nasce, difatti, la figura del Minotauro minoico-cretese, figlio di Pasifae e di un toro. Essere immondo in cui si declinano gli istinti più inconfessabili dell’umana specie. Se essere è esse percepi, essere percepito, bisogna che il soggetto cominci anzitutto a percepire se stesso nella complessità del suo essere che lo renda accettabile e, quindi, percepibile, da se stesso e da gli altri. La vicenda è ambientata nella Caledonia di memoria eraclea, e il protagonista, per tramite del suo alter-ego, viene trascinato in una avventura di cui non conosce forma e sostanza, ambientazione ed esiti. Ci dobbiamo, mi chiedo, forse vedere un Giasone rovesciato sbalzato dalla realtà al sogno nella Colchide alla ricerca del vello d’oro? Mentre, però, Giasone rivela tutta la sua inettitudine e incapacità d’indagine interiore per il prevalere di un infame spirito di convenienza borghese, qui il protagonista toscano non risparmia nulla al suo processo di autocoscienza riappacificandosi con la sua parte morbosa in cui si colloca il suo passato. Il testo, quindi, nonostante qualche ampollosità di troppo, che appesantisce la lettura, stimola il lettore avvezzo a comprendere che un libro è un dialogo aperto con lo scrittore cui lo lega un patto narrativo: abbracciare, leggendo, la propria interiorità. Libro consigliato a chi sa correre il rischio di una lettura alla scoperta di sé, anche se invito lo scrittore ad alleggerire un po’ lo stile, che, per via di qualche farraginosità, fa cadere l’effetto delle suspence.

I tre regni

di Francesco Tenucci

Libro "I tre regni" di Francesco Tenucci
  • Casa Editrice
    GDS
  • Dettagli
    330 pagine
  • ISBN
    9788867827374