su "Leone"
Si chiama Leone ed è un bambino un po' strano. O meglio: come tutti i bambini, ha una “fissa”, ed è percepito come un po' strano solo perché la sua è particolarmente evidente. Leone è un bambino che prega. È il nuovo protagonista di Paola Mastrocola, e nel libro che porta il suo nome, pubblicato da Einaudi nel 2018, abbiamo il privilegio di entrare nel suo cerchio magico. Scritto con la sottigliezza e l'ironia che contraddistingue la sua autrice, “Leone” è la storia tenera e adorabile del rapporto tra una madre “volante” e il suo unico figlio. Una madre che ha una vita semplice e fatta di cose piccolissime, che è sempre concentrata sulle cose da fare (e di lei il figlio vede sempre solo un lembo di una vestaglia, mentre si sposta da una stanza all'altra al mattino, come se volasse) eppure aspetta il martedì pomeriggio con trepidazione, perché ha quel quarto d'ora tutto suo di attesa del suo bambino fuori dalla scuola. È una madre come tutte, che cerca di fare ogni cosa e di bastare, ma che, come scopriamo che dal punto di vista del bambino (che potrebbe essere il nostro bambino), in realtà non basta mai. “Leone” è un percorso garbato dentro di noi e i nostri rapporti famigliari; conferma la predilezione di Paola Mastrocola verso i diversi e l'attenzione verso le dinamiche che si innescano intorno a loro. Leone è un bambino che prega e questo suscita vergogna in sua madre: assolutamente non per motivi religiosi ma perché improvvisamente diventa ai suoi occhi ancora più vulnerabile di quello che già è. Esposto alla cattiveria, all'isolamento. Inoltre la inquieta il messaggio nascosto in quelle preghiere: è un messaggio che le viene spedito dalla sua infanzia e il mittente è sua madre, che ha passato la maggior parte del suo ultimo tempo con Leone e con lui ha fatto e insegnato le stesse cose che ha condiviso con lei da piccola. Così, molte cose che lei scopre in suo figlio le permettono di riscoprire cose di se stessa che aveva letteralmente sepolto da qualche parte nel tempo.
La mamma di Leone ha paura che il bambino sia isolato. In realtà all'inizio succede l'opposto, l'imprevisto: la “fissa” di Leone diventa popolare appena viene percepita come utile. E poi, quasi subito dopo, come accade sempre, diventa impopolare quando si scopre che non lo è. È interessante guardare il movimento ondivago delle persone intorno ai fenomeni che si susseguono. Non riveliamo il finale, ma possiamo anticipare il messaggio, che ci è piaciuto molto: vale la pena riscoprire il bello dello stare insieme come persone fisiche, fatte di energie. Vale la pena ripensare come valore, l'essere una comunità.
“Sembra strano provare gratitudine per il fatto di aspettare un figlio”
Leone
Einaudi
232 pagine
9788806244651