su "Il cimitero di Praga"

Sono stata contenta di aver ripreso Umberto Eco. Non lo leggevo dal 1998, dai (miei) tempi de Il nome della rosa e Il pendolo di Foucault, e a metà de "Il cimitero di Praga" mi sono anche ricordata perché. Il simpatico vecchietto è esigente come suo solito, vuole molta molta fiducia: come fu per la famosa descrizione del portale medievale ne "Il nome della rosa", stavolta chiede la sua prova d’amore per la bellezza di duecento pagine, in cui la parola Praga non viene neanche lontanamente sfiorata e il malaccorto lettore si chiede vieppiù volte dove sia il nocciolo della questione. Intanto, però, come da accordi letterari il lettore accetta di lasciarsi portare, e viene dondolato tra le perplessità di un tale Simone Simonini e un abate Dalla Piccola, che continuano a svegliarsi l’uno in assenza dell’altro e che comunicano solo tramite i loro diari, di cui il Narratore onnisciente cerca di districare le varie vicende alla manzoniana maniera.
I diari sono ambientati alla fine dell’800, la Storia narrata è quella del Risorgimento italiano, lo stile narrativo è intonato a quei tempi.
Umberto Eco posiziona il suo (doppio) protagonista fittizio al centro dei principali intrighi del periodo, dalla misteriosa morte di Nievo all’Affare Dreyfus, immaginandolo dietro le loro quinte. Come spiega nella sua Appendice (che in genere è la parte che preferisco: il sipario che si apre al termine della pièce), “Il solo personaggio inventato di questa storia è il protagonista, che (…) benché effetto di un collage, per cui gli stono state attribuite cose fatte in realtà da persone diverse, è in qualche modo esistito. Anzi, a dirla tutta, egli è ancora tra di noi”.
Le vicende si spostano dall’Italia del 1861 alla Parigi della Comune, usando come leitmotiv un inveterato odio per gli ebrei: il cimitero di Praga citato nel titolo è il luogo dove Simonini ambienta una riunione di Gesuiti prima, ed ebrei poi, e in cui immagina una loro conversazione che gli viene commissionata per confermare tutti i pregiudizi esistenti da sempre, e rivelare la cospirazione che la razza sta tramando per impadronirsi del mondo.
Questa conversazione falsificata è oggi nota come i Protocolli dei Savi Anziani di Sion, è stata prodotta in Russia nel 1903 (nel libro si immagina che si sia ispirata a quanto scritto da Simonini) e nonostante sia stata smascherata già nel 1921 dal Times di Londra, ha realmente ispirato ad Hitler la legittimità dei campi di sterminio ed è tuttora usata per rinvigorire l’antisemitismo contemporaneo, specie nel mondo islamico.
“La gente crede solo a quello che sa già” (U. Eco)

Il cimitero di Praga

di Umberto Eco

Libro "Il cimitero di Praga" di Umberto Eco
  • Casa Editrice
    BOMPIANI
  • Dettagli
    520 pagine
  • ISBN
    8845268969