su "Chi perde paga"
Stephen King si ripete. Ed è sempre diverso.
Non è un gioco di parole né un ossimoro - chi s’intende di classici lo sa abbastanza bene - ma il semplice frutto di una lettura come quella di “Chi perde paga”. Secondo capitolo della ‘trilogia di Bill Hodges’, il detective che nell’episodio precedente seguiva le tracce del killer dell'automobile detto “Mr. Mercedes”, il nuovo libro del Re del Brivido dimostra che, nonostante le reiterate (e noiose) accuse di ghostwriting e qualche, effettiva caduta di stile, la mente dell’autore è ancora in grado di produrre storie che sappiano eguagliare positivamente le aspettative. O superarle.
“Finders Keepers” - il titolo originale, dal nome della società gestita dal detective Hodges assieme all’amica Holly - si apre con un ritratto ‘più che kinghiano’: quello dello scrittore in pericolo. Che si biforca, dopo molte pagine, per passare dal punto di vista - differente ma quasi mai opposto - del lettore.
‘Ci sono molti modi’, parafrasando una vecchia canzone, di sviluppare un racconto, e King questa volta sembra aver pescato, metaforicamente, fra quelli giusti. Il suo thriller vola basso, fra una proiezione nel passato e l’altra nel presente, fra i pensieri dei protagonisti come degli antagonisti, ristabilendo uno ad uno i nessi. E, come spesso accade nel suo caso, impennando e lasciando esplodere la tensione nel corso delle ultime cento pagine, con un finale aperto capace di increspare la pelle anche del più coraggioso.
Ma, soprattutto, il cuore alla crema di “Chi perde paga” sta nella straordinaria - perché sottile e insieme profondissima - lezione sull’arte della scrittura e sul suo ruolo nella vita degli uomini che King mette assieme. Nel discorso sull’umiltà e sulla vera umanità: mai nominate perché, in sostanza, ‘fatte di fatti’, di convinzioni e di azioni. La storia ci ha insegnato che i libri migliori non svelano la verità a colpi di aforismi ma la fabbricano con e fra le righe. Chissà che questo “Chi perde paga” non faccia parte di questi ultimi; solo il tempo potrà dirlo.
Chi perde paga
Sperling & Kupfer
469 pagine
8820059037