su "Fruttorto sperimentale"
Una nuova sfida poetica intreccia i versi e fa vibrare le parole di vita propria. Un rinnovamento che si affaccia senza paraocchi dichiarando una vera e propria rivoluzione di penna. Anna Maria Dall’Olio s’arma di follia scommettendo che la cultura può davvero salvare e sollevare le masse. “V’amo, io, libri”. La tematica sociale, ultramoderna, richiama oggetti, sentimenti, arrivando in modo brillante, scorrevole e diretto al nocciolo, un po’ come aveva operato Ungaretti a suo tempo. La metrica stessa incalzante e sconvolta dai canoni convenzionali, trova nel fiume della poesis la folgorazione per creare, osare e liberare quanto l’occhio e il cuore umano vede e sente. Ne scaturisce il senso dell’esistenza, intrisa di consapevolezza, drammaticità, fragilità ed esternazione per quell’essenzialità base/segreto del vero viaggio su questa madre terra”. Poi sei venuta tu/e t’è bastata un’occhiata/per vedere/dietro quel ruggito/dietro quella corporatura/semplicemente un fanciullo/” cantava Vladimir Majakovskij, poeta dei primi del ‘900 e così Anna Maria riesce abilmente a descrivere: masse, schianti, ricordi, campi elettrici, logiche che si dischiudono sull’inferno che troppo spesso è causa di malessere e poco vettore-spinta verso il miglioramento. Un orgasmo emotivo che rappresenta la “libertà: passione e tormento” e “sfonda la porta del tuono/ per sabbie rotolando/(storia senza ricorso) nuove strade sempre cercando”. Già perché solo iniziando a percorre questo viaggio attraversando “l’infinita sostanza del giorno”, che si può riempire un vuoto o conoscere quanto prima era sconosciuto o barricato dietro a confini mentali. “Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: "non c'è altro da vedere", sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, (....) Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre.” (Jose Saramago,"Viaggio in Portogallo). E in fondo questo è il messaggio che la silloge porta con sé. Un esperimento monito della Storia, carico di Memoria, chiave d’accesso per l’acquisizione di un nuovo modo di guardarsi allo specchio. “Una dote di quattrocento corone/per non studiare a tasche vuote. La scuola non ammette l'infelice/ Il sistema frena chi stenta.” E qui la potenza di dire, fare, affrontare la vita in tutta la sua durezza, prendendola di petto, iniziando una danza diversa, fatta di “blues di numeri”, “tra corpi e corpi”, di “lanci, spari, resistenze e di carezze d’oro e d’azzurro”. Un destino che sfoggia sorrisi amari, in casi che hanno fatto discutere, o che premurosamente sono stati insabbiati dagli altri, ma non da chi non dipende dalle gerarchie. A occhi aperti la Dall’Olio percorre pezzi di vite, kilometri, piazze, forgiando il suo essere tanto da trasformarlo:“Muscoli di cemento/Sangue di vetro/Pelle. Sudore d’acciaio./Ossa..”
Il tempo cura, la voce “urla” e non si ferma, testimoniando la verità “mutatis mutandis” di un mondo che agisce e reagisce, ma dove in primis siamo noi che con la “voglia di imparare/partecipare/inventare”, possiamo poi ottenere qualcosa di unicamente diverso.
Fruttorto sperimentale
La Vita Felice
66 pagine
8893460025