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Nel giornalismo io sono non uno scrittore, ma uno scrivano. La mia fissazione è questa, che Napoli è una città disgraziata, in mano di gente senza ingegno e senza cuore e senza iniziativa.

Uno scrittore mediocre sconta una condanna a vita. Deve andare avanti. È troppo tardi per cambiare professione. Deve andare avanti fino alla fine. Finché la morte non verrà a prenderlo. Solo la morte può salvarlo dalla sua mediocrità.

Studiare scrittura creativa a livello accademico mi ha fatto rendere conto delle capacità e del lavoro da artigiani che ci sono dietro la scrittura dei libri meglio riusciti.

Annoiandosi del mondo, si ha la possibilità di creare un proprio mondo, e questa è la massima priorità per scrivere un racconto, un film o fare una canzone, o un quadro.

Io sono uno sceneggiatore che tende a scrivere più di quanto serva. Quando scrivo per i film mi trattengo, mentre quando scrivo una serie devo sforzarmi di aggiungere. Nel primo caso, invece, devo sforzarmi di tagliare.

Durante la scrittura diciamo che ho le emozioni compromesse. Se non fossi me mi esilierei in un posto lontano.

Ritengo che oggi la poesia sia in disarmo, che la stragrande maggioranza di coloro che sono qualificati come poeti siano scrittori in versi che non sono più nemmeno versi.