Il satiro e la sua musa
Troppa pioggia e rumore
tormentano le mie ore.
E tu intanto ti nascondi così bene,
che per nulla capisco dove sei.
Se altrove o in un sogno dei miei.
La mia barba sta crescendo a vista d’occhio
e qualcuno mi fa sentire vecchio.
Non li ascolto! E’ un imbroglio, un deterrente.
Loro non sanno quanto per me sia importante.
I pregiudizi sono figli di ignoranza,
di cattivi pensieri e d’imprudenza.
Non mi avranno come loro hanno in testa.
Non mi avranno, non sono un mercenario. E basta.
I sorrisi regalati e non richiesti
sono come le bugie che raccontate.
Allo scioglier della neve appaion mesti,
come tristi ipocrisie mal celate.
E tu donna di un altro paese,
tu delle tante possibili muse,
non sei quella che passa dopo un mese.
Non vorrei che passassi come le altre.
Se ti fermassi ad ascoltarmi, ad ispirarmi
vedresti quella coltre
di immagini affollate ch’ho in testa.
Musa, tu, che resta.