La voce inquieta dei sogni

L’ho riconosciuta negli echi
la voce inquieta dei sogni, 
i più sbiaditi sono automi 
inscatolati negli inverni delle viscere.
Martellano le aurore
i luoghi frantumati dell’essere.
Sono i giardini senza gemme
avvizziti d’incuria,
rami si staccano uno ad uno
e quando cala, la luce 
è un ampio mantello opprimente.
Mia finestra 
che ancora raccogli i silenzi,
sei l’acerbo diamante da far sbocciare
‐vita degli occhi
orizzonti nuovi tramano in te
fiori d’armonia.