Senza confini

Sei me sei il mondo e una foresta incolta
e beve il cielo che ha un colore infuso
d’articolato canto e il velo in uso
sul fondo cade e copre neve sciolta.

Ad ancorare notte non c’è scolta
né il tempo inciampa esteso in un refuso
canta la terra in fiato al fiore schiuso
ogni ombra dal confine n’è travolta.

C’è ancora un pianto rotto sulla soglia
s’ascolta l’agonia di chi è scampato
e disadorne crepe il vento spoglia.

La trama cupa ceda districata
perda calia il graticcio senza doglia
ma per magia, dall’estro d’una fata.