Treccia legata stretta

Chissà questi tuoi cari oggetti
se hanno piegato polsi di carezze,
strenui seni di sponda
dove puoi andare
attraversarla tutta, l’ossidiana,
dove restare ‐ alle illusioni
di marzo, alla mimosa
che poi si spoglia dell’oro.
Chissà, se tra gli oggetti
un silenzio in meno non s’insinui
come sull’acqua un soffio se si posa
da ombra chiara in quelle nere.
Strappi, falci di nubi, chiodi murati
e la tua treccia legata stretta
chiusa a chiave
chi intrica e chi scioglie,   
appena qualcuno ‐la limpida mano
nell’atto radiale, di darsi.