Nero leccese
Il rubinetto lascia cadere le goccee una ad una. Si schiantano in successione sullo specchio d'acqua raccolta nella bacinella. Poco ancora e trabocca.
Il buio circonda gli edifici, le strade, la natura incontaminata e quei pochi uomini ancora in giro. Di solito dormo a quest'ora, oggi invece no. Oggi sono sveglio. Oggi proprio non ne vogliono sapere le palpebre di chiudersi. Guardo il soffitto. Di là il lavandino rumoreggia ancora ma non mi va di muovermi. Non ci penso proprio ad alzarmi. Ho un flash nella mente di attimi vissuti durante il lungo giorno.
Di visi divisi alla nascita: due gemelle, ma no, neppure sorelle. Due donne bellissime. O di uomini grigi in volto che camminavano assorti nei loro pensieri sui marciapiedi vicino alla famosa piazza dedicata al patriota. Mazzini. Le vetrine illuminate, i prezzi sui cartoncini, le commesse. Oh! Se ce ne sono di belle.
Accendo la luce. Mi abbaglia. C'è l'Europa in un libro sulla scrivania. Un bicchiere, una bottiglia e due gocce di malinconia. Non penso che fumerò, forse chiuderò il lavandino tormentatore e poi una camomilla calda, sperando di prender sonno. O forse no. Basta! Ho deciso. Mi vesto ed esco. Fuggo fuori, all'aria aperta.