Cable contro i bulli da Padri e figlie

“Brava Cable, hai fatto bene a denunciare il furto. Ma come facevi a saperlo?” Si avvicina a me proprio l'unica persona che non vorrei; mi piace e non so se lo sa. “Non dirmi che è la solita cosa: hai previsto tutto?”
“Sì, ho previsto tutto” confesso controvoglia.
“Quando ricomincia la lezione andiamo fino in fondo”.
La mia dote mi indica che, se andremo avanti con quella cosa, me ne pentirò. Non so cosa accadrà, ma non mi piacerà. Mi 'vedo' piangere. Cerco di convincerlo a lasciar perdere, ma non ci riesco. Quando si allontana, triste per il mio rifiuto, inciampa nel mio zaino, attaccato al gancio laterale del mio banco. Lo tengo sempre lì per averlo più vicino, sperando che non venga colpito facilmente da schifezze che la gente ci butta dentro apposta.
“Ahi!”
“Mi dispiace”. Gli allungo la mano, ma quello non la prende. Si alza da solo e si allontana.
‐Possibile che lo zaino si sia staccato dal gancio? Come avrebbe fatto, altrimenti, a far inciampare proprio il ragazzo che mi rende la scuola più accettabile?‐
Controllo. Lo zaino, in effetti, è caduto a terra. Può sembrare strano, ma questa scuola cade a pezzi, infatti...

Il mio banco dondola...
Avanti e indietro fa.
Il mio banco dondola...
Che strano rumore fa!
Ciò che ho sopra può cadere...
Che fracasso farà
Ma il mio banco dondola...
E non lo cambierò.
Perché un banco nuovo...
Quando arriva non si sa.
Si muove così spesso...
Che il terremoto qua...
Chi più lo noterà...
Quando è arrivato
Volevo restare qua...
Tutto dondola quaggiù!

La lezione ricomincia mentre il mio banco continua a dondolare. Prima o poi crollerà. La gamba si staccherà e io saluterò i miei piedi. Quanto è vero non lo so nemmeno io.
I ragazzi insistono per far perquisire gli zaini. Dicono che, se sono tutti d'accordo, non succederà niente. C'è una legge che impedisce di frugare negli zaini, da anni, ormai. Strano che la vogliano aggirare proprio adesso. 'Vedo' di nuovo me che piango, mi devo preparare al peggio.
Tutte le cartelle sono 'normali'; ci si trova di tutto, ma sono cose che i ragazzi si portano a scuola da sempre. Non ci sono soldi rubati. Improvvisamente capisco cosa voleva dire la mia mente.
‐No, non ci credo. Avrò la punizione anche se sono innocente‐.
L'unico modo è impedire che arrivino al mio zaino. Mi chiedo come abbiano potuto mettermi i soldi di nascosto nella cartella, poi ricordo che era a terra all'intervallo. Visto che il mio banco dondola, nessuno avrebbe dubitato che lo zaino fosse caduto a furia di avanti e indietro. Non sarebbe la prima volta che qualcuno lo sgancia per infilarci dentro qualcosa.
“Allora, Cavo TV dell'ora dell'Intervallo, come vedi non c'è niente. Manchi solo tu” dice la persona che ho accusato.
“Io non ho niente” dichiaro.
“Io credo di sì. Abbiamo guardato negli zaini di tutti. E' nel tuo la somma mancante.”
“No”.
“Cable Evans Cantori, apri lo zaino o...”
“O che?” chiedo. Sono agitata, se Jessica potesse leggere i miei parametri vitali scoprirebbe che superano i massimi storici di quelli più elevati. Non ho paura per quello che so già che troveranno nello zaino, ma per quello che sto per fare. Allontano i piedi dal 'pericolo' del banco rannicchiandomi sulla sedia. Sono in una posizione ridicola. Ignoro i commenti maleducati intorno a me e la voce dell'insegnante che diventa sempre più alta.
‐Dai, cavolo, cavolo, cavolo!‐ faccio tra me e me, mentre tiro e svito, tiro e svito fino a quando un rumore infernale paralizza la classe.

Il mio banco dondola...
Che strano rumore fa!
Ciò che ho sopra è caduto...
Che fracasso fa
Ma il mio banco dondola...
E non lo cambierò.
Perché se crolla...
Un'arma segreta ho

Salto giù dalla sedia per il colpo e sbatto contro ciò che è caduto. Schiaccio la mia bottiglia d'acqua che si apre, il tappo parte e si schianta non so dove, mentre acqua va per la classe. Io ho male, ma non importa. Con la mia arma in pugno grido: “Chi è stato?!” brandisco la gamba del banco instabile come se volessi colpire qualcuno.
Se vuoi farti ascoltare da qualcuno picchia più forte, questo ho imparato da Jessica. So che non sarebbe così, ma Jessica è diseducativa e mortale. L'ho sempre detto.
Dondola, dondola, il banco cade senza una gamba che ora è un'arma, ma io non so combattere.
Cosa me ne faccio di questa cosa? Ricordo che gli altri non lo sanno e sono spaventati. Ora mi implorano.
“Va bene, non fa niente” dice l'insegnante. “Ragioniamo, metti già la gamba del banco”.
Non ci penso proprio, finalmente riesco a farli stare zitti, a farmi ascoltare e dovrei mettere giù l'unica cosa che mi ha permesso di ottenere il risultato?
“Ora guardate nello zaino. Vi conviene sperare di non trovare niente, altrimenti vi faccio vedere io chi è il Cavo TV dell'Intervallo” dico.
“Non fa niente, ti perdono. L’unica cosa che mi dispiace è che tu non voglia ammettere il furto” dice l'insegnante. “Non c'è niente negli altri zaini, puoi avere solo tu i soldi”.
“A me non interessano i soldi. So cosa significa avere o meno il ‘valore soldi’. Ho sentito mia madre e mio fratello parlarne. Significa che se io non ho interesse per il denaro non posso rubarlo perché, anche se fossi povera, ruberei cibo, vestiti, non soldi. I dané per me non sono un valore. Sono importanti perché servono per comprare quello che necessitiamo, ma sa che c'è? Preferisco il baratto!”.
Non è proprio questa la spiegazione, ma visto che ho a che fare con persone che non sanno cosa sto dicendo, li tratto come loro considerano me: da stupidi.
“Adesso guardate nello zaino e poi, se c'è il bottino, ci penso io. Mia madre ha un amico poliziotto, non solo una macchina parlante, tra l'altro c'è poco da ridere perché la nostra macchina parlante ha vinto un talent, la vostra no. Forza!”
Rigiro l'asta che faceva da gamba del banco tra le mani e poi la roteo sopra la testa. “Cercate, cercate, tanto lo so che troverete tutto. Darò i soldi a Frederik, li farà analizzare e dirà chi me li ha messi nello zaino”.