Da Natale EXTRA di Extraterrestre Aliena. Sim 1
Era un sogno, Sognava spesso quel giorno, ma lui non lo sapeva. Riviveva tutto come se fosse avvenuto in quel momento.
Sim era sull'altalena della casa famiglia, quando gli dissero che suo padre era morto. Gli piaceva dondolarsi. Cantava a squarciagola, felice. Si stava dondolando anche quel giorno. Qualcuno si avvicinò. Capì subito che erano gli aiutanti di suo padre. Sembravano persone inquietanti, ma non lo erano quando li si conosceva meglio.
“Sim,” incominciò uno dei due. Entrambi erano più seri del solito, indossavano occhiali da sole ed erano vestiti di nero più del solito. “dobbiamo dirti una cosa triste. Oggi tuo padre è morto a causa di quell’infame di giudice. Si è suicidato in carcere. E' il dolore di stare lontano dalla famiglia e da suo figlio che lo ha fatto morire. Ora tu sei il capo”.
Sim capì cosa gli avrebbero detto. Scese subito dall'altalena, strinse gli occhi e sospirò. Era stato cresciuto per fare questo. Doveva farcela. Non voleva scendere dall'altalena e gli veniva da piangere, ma sapeva che non poteva. Doveva fare il capo. Avrebbe dovuto completare la sua formazione per essere il miglior capo di tutti, poi avrebbe agito. Non vedeva l'ora.
“Cosa devo sapere?” chiese. Sembrava un adulto. La sua voce non era la stessa. Era dura e adulta. Respirò di nuovo per fermare le lacrime e fissò i due aiutanti. Ora erano i suoi.
“Cosa devo sapere per buttare la spazzatura!”
Gli altri capirono.
“Dobbiamo buttare la spazzatura in un posto sicuro, dove non la si possa trovare e sia dolorosa la sua ricerca” dissero.
“Bene. Facciamolo”.
Gli spiegarono che non poteva farlo subito. Doveva studiare. Lui disse che lo sapeva, non voleva agire subito, ma semplicemente ideare un piano da migliorare nel tempo.
“Ha un figlio della tua età, si chiama Simon, è sparito, ma lo troveremo”.
“Trovatemelo. Poi vedremo” disse Sim.
I due se ne andarono. Sim poté finalmente piangere suo padre, buttandosi supino sull'altalena. Il dondolio frenato dai suoi piedi, che alzò da terra rapidamente, lo cullò. Ricordò le foto sui giornali. Le foto che che gli altri del gruppo gli avevano mostrato e che lui aveva dovuto memorizzare per non sbagliare nulla nel momento cruciale. Ricordava Simon Caruthers. Un bambino da nulla con un bel buco invece dei denti davanti. Lui, invece, aveva già i denti permanenti. Simon e quello stupido pupazzo che si portava sempre dietro. Lo avrebbero trovato in fretta. Forse gli avevano tolto tutto: genitori, città, amici, identità, ma non il pupazzo. Qualcosa gli avrebbero dovuto lasciare per non annientarlo. Pensò che lui non si sarebbe trovato in una situazione tanto diversa, ma, di certo, non gli avrebbero concesso un'altalena personale. Era troppo vistosa. Avrebbe dovuto prendere uno stupido pallone e farselo piacere. Avrebbe almeno potuto scegliere tra vari palloni. Avrebbe scelto quello del suo sport preferito. Sorrise in automatico: un bambino qualunque con un gioco qualunque, uno fra tanti. Simon Caruthers, invece, sarebbe stato riconoscibile. Sapeva che, presto, Simon Caruthers sarebbe morto grazie a lui direttamente o indirettamente: l'avrebbe mandato in carcere e i propri parenti lo avrebbero alleggerito di quella colpa. L'assassino di suo padre sarebbe morto per il dolore, esattamente come era successo a lui. Non gli piaceva fare il capo a 6 anni. Gli piaceva farlo per gioco, ma i giochi si interrompono. La vita no. Ora era un capo davvero e gli toccava fare certe cose. Era bello essere un capo ma, a volte, si chiedeva come fosse possibile resistere a tutto ciò.
Urlò e si risvegliò. Nonostante tutto non ci era riuscito. Aveva fatto tutto quello che gli era venuto in mente, ma non ci era riuscito. Simon Caruthers era ancora vivo. Non aveva fatto nulla a quel bambino. Suo padre non sarebbe stato contento di sapere che il bambino era cresciuto, era stato suo compagno di scuola inutilmente.
Pensò ad Extra. E se avesse dato ad Alex tutte le informazioni su di lui?
Lei sapeva.
Alex sapeva, per forza. Da quando era accaduto quello di cui tutti erano a conoscenza, lei era rimasta alla larga da entrambi i ragazzi e la sua super macchina, che doveva proteggerla, doveva avere registrato ogni informazione. La macchina sapeva. Ne era certo.
Scappò dalla stanza senza farsi notare. Arrivò al garage di Extra. Riuscì ad aprire la porta dopo vari tentativi. La scassinò. Cercò di aprire Alex, ma non funzionò. Alex si accendeva solo in alcuni modi e lui non sapeva niente al riguardo. Provò a scassinarlo ma un allarme partì e una voce gridò: “Sim! Sim! So chi sei!”
Terrorizzato, scappò e chiuse la porta, senza verificare che non si notasse nulla. Tornò in camera, agitato. Nessuno l'aveva visto.