Acerbo fiore

Testimone,
'l suo dolor crescente,
da spasmi trafiggent'il basso ventre,
rigettava strano suo sentor di colpa
d'esser sposa.

Usurpante 'l respiro dal suo petto,
tal coniator d'infamia,
di dissoluti mors'indi violava
zuccherine labbra;
sulla lingua di bambina,
l'acre sapor del sangue,
misto a immondo succo di piacer,
che le rese amare.

L'immacolata pelle, screziata di terrore;
la carne sussultava, seppure fosse amorfa,
mentr'egli la scuoteva,
al fin di coglierne 'l virginal acerbo fiore.

Carpiva la sua essenza,
mietendo 'l suo candore
tra cosce insanguinate,
ch'aborrivan l'apogeo
della lussuria in atto.

Ambita dai desii,
al limite d'infanzia e adolescenza,
l'incauta sua speranza
di circondanti braccia,
respiranti ed emananti vita,
d'acchito, si dissolse invero,
nella carneficina del talamo sofferto.

Ego,
infrant'infantili sogni,
in cui appariva un glabro viso bello,
la cui innocente bocca
posava casti baci a fior di labbra,
pur scatenando appassionato fuoco
d'amore sconosciuto
‐ platonico virgulto ipotizzato,
appena nato ‐
in verità sottratto da tal
destino infausto,
reo dell'empio baratto con gretto sesso,
ripudiante l'innato libero suo arbitrio.