Alessandrina

Gelido il vento pe' lunghi e candidi
Intercolonnii ferìa; su' tumuli
Di garzonetti e spose
Rabbrividian le rose Sotto la pioggia, che, lenta, assidua,
Sottil, da un grigio cielo di maggio
Battea con faticoso
Metro il piano fangoso; Quando, percossa d'un lieve tremito,
Ella il bel velo d'intorno a gli omeri
raccolto al seno avvinse
E tutta a me si strinse: Voluttuosa ne l'atto languido
Tra i gotici archi, quale tra' larici
Gentil palma volgente
Al nativo oriente. Guardò serena per entro i lugubri
Luoghi di morte; levò la tenue
Fronte, pallida e bella,
Tra le floride anella Che a l'agil collo scendendo incaute
Tutta di molle fulgor la irradiano:
E piovvemi nel cuore
Sguardi e accenti d'amore Lunghi, soavi, profondi: eolia
Cetra non rese più dolci gemiti
Mai né sì molli spirti
Di Lesbo un dì tra i mirti. Su i muti in tanto marmi la serica
Vesta strisciava con legger sibilo,
Spargéanmi al viso i venti
Le sue chiome fluenti. Non mai le tombe sì belle apparvero
A me nei primi sogni di gloria
Oh amor, solenne e forte
Come il suggel di morte! Oh delibato fra i sospir trepidi
Su i cari labri fiore de l'anima
E intraviste ne' baci
Interminate paci! Oh favolosi prati d'Elisio,
Pieni di cetre, di ludi eroici
E del purpureo raggio
Di non fallace maggio, Ove in disparte bisbigliando errano
(Né patto umano né destin ferreo
L'un da l'altra divelle)
I poeti e le belle!