Cinque Cento Trenta

Che rabbia l'agilità dei gatti,
alpinisti dai davanzali ai
muri, gorilla dei vicoli,
grilli mostruosi, maestri
dell'atterraggio. Mi ricordano
il mio ventunesimo quando
saltai con la stessa felina,
tonica destrezza da un chirurgo
ad un cuore blu senza annotare
l'incursione violenta dello strappo.
Dopo mezzo giro di pianto,
già ridevo arancio tra i tavoli
salati della Costa, bouquet di
abbronzature sugli sguardi
che mi corrompevano alla validità
del gesto guizzante, senza rimpianto.
Che rabbia la velocità dei gatti:
schizzi cauti, mire precise, uccelli
senza la giustificazione  delle ali.
Mi ricordano che di quel saettare
erano piene le mie vene un giugno,
il ventre piattissimo e le gambe
brune sorreggevano amabilmente
tutto l'ambulatorio in cui cucita
in fretta la sede  dell'amputazione,
già fioriva coraggioso al moncherino
il sesso della futura articolazione.