Due Cento otto

MI piacciono le case di primo mattino, quando
aprono le bocche e posso spiarne il bolo di
letti smantellati, di sedie a cavalcioni dei tavoli,
di ombre faccendiere, di lenzuola battute all'asta
del sole come ostie. Dentro si logorano le ultime
resistenze della notte, passata con il decorso
di una malattia, ma ai pomelli, alla lanugine
tosata dagli angoli, ancora si annidano gli
odori degli avanzi, di una sigaretta, di quattro
braccia che si sono moltiplicate per fare tre.
Mi piace l'Ave Maria delle persiane sui muri,
sembrano pettegole ansiose di affiggere al
nuovo giorno l'epitaffio di quello già consumato.