In quel morir del giorno e nel nascer della sera

Quieta e immane, la distesa d'acqua,
che s'offre al rimirare,
s'è pregnata di pace,
al fin dell'infuriar dell'uragano.

Placantesi dal fustigar gli anfratti e levigar le rocce,
s'è spento il vento, nel coglier soave brezza,
che sa come calmare l'onde,
nella carezza lieve,
in quel morir del giorno e nel nascer della sera.

Va, il tramonto, eclettico pittore,
a tinteggiar di toni caldi
‐ nel magico splendor di tal momento ‐
nel raccontar al vento l'amor suo per la notte ignuda,
in procinto d'arrivare a portar il suggestivo incanto.
Sa d'anelar che tutto sia pronto, al suo apparire.

Luce solare,
più tenue nell'aspetto,
appare innaturale,
nel natural disegno ornamentale
del proscenio ricco di scenografia,
d'inimitabile armonia.

Il mare è stanco d'incrementar rumore;
in simbiosi con il cielo, s'è striato di colori variegati.
Carismatico, il suo fascino,
vuol che s'oda solo il canto annunciante le Sirene,
in quell'aria fresca e mista di fragranze,
come dolce serenata, per risacca.

La battigia solitaria è silenziosa,
mentre l'eco si riposa, nel sorprendersi silente.
Sol garrito di gabbiano, sull'affusolato scoglio,
per un attimo fugace e poi... più niente...

Tutto tace, nell'ore ch'accompagnano l'amore,
in quel morir del giorno e nel nascer della sera.