Libera

La mia poesia è un vicolo di gatti marci,
di pasti irranciditi alle intemperie e  sbocconcellati da occhi impauriti,
di gialli bisogni che intimidiscono i muri.
Ogni tanto qualcuno si ferma a portare una carezza,
ma poi lava via dalle dita il pelo delle mie parole.
E non sa che il graffio gli resta dentro.