Mettete dei fiori nei vostri e nei nostri cannoni!

Abbandonando
'l sospiro nel nucleo spirale del vento,
trae profondo respiro dal sì glabro petto.
Inarcandosi, sottostante volta d'orizzonte,
fortement'eleva ossute braccia come a un padre,
onde, 'l velo conclamante insofferenza, squarciarne.
S'avesse l'ali, in sogno palesate,
anziché notars'imberbe,
indubbiamente l'avrebbe già raggiunto
oppur, nell'attimo presente, si spingerebbe fin a esso,
rifuggendo l'abominio d'una guerra dissacrante 'l bene.

Sconfinato nel predominante male
‐ sebbene ripudiato amante ‐
attraverso matrice del pensiero,
l'urlo sottinteso schizz'all'apice del desiderio,
dacché la voce, per il drammatico spreco,
s'è fatta rauc'appresso.

"Mettete dei fiori nei vostri e nei nostri cannoni!"

Analogamente a imbelle barca indifesa,
ripugnata l'avvilente arma
e in procinto di naufragar i propri sensi
nel tempestoso mare degli accadimenti,
ove or l'ancora in strettoia rocciosa getterebbe,
ond'approdar a sicuro lido affrancante
ed esimersi dal rollar pressoché costante,
equipollente al tremolio convulso
d'una foglia sferzata da libeccio,
seppur intenzionata,
al pendulo peduncolo, a rimaner abbarbicata
‐ ipotetico cordone legante se stessa
al proprio ramo amato,
a sua volta mitragliato da sibilanti raffiche violente ‐
nulla gli rimane,
se non aggrapparsi a speranzosa speme,
come fosse amata madre.

Prono su terra rosseggiante, prostrato al fato,
miraggio, gli appar, di verdi prati sterminati
‐ satollante sentor d'olezzo floreale,
sovrastante ferroso sangue ‐
d'assolate rene dorate,
da creste d'onda, spumate di biancor, solcate;
d'acque marine, di gemme lapislazzuli, ornamentate
‐ effluvio di vital salmastro, contrastante
fetor di putrida morte ‐
Alfin, di nuvole, cumuli rincorrentisi
e, su pelle s'ignuda,
di frizzante aria sensazioni strabilianti,
nell'impersonarsi libero parimenti a codesta.
Ineluttabilmente,
l'offuscata coscienza è assalita da quesiti silenti
d'un prode guerriero combattente...

Per qual motivo ignoto, s'è dato sapere?

O, all'opposto,
rinnegante 'l malefico reale,
d'un giovin terrestre,
sottratto alla propria esistenza ond'elargir dolore.

Putativo padre,
quel sovrastante cielo può unicamente
pianger lacrime amare.