Nostre pazienze

Tiro a caso uno dei tanti indovinelli
conditi nella mescola
di carte scrostate
rivolte in barba a Lune e Soli (ci sei in quel letto
rettangolo o ring
degli accadimenti distratti
infilati per ricomporre nostre pazienze
la notte sogna con i saiwa del mattino)   e soli come pale di quel mulino
un po’ d’acqua solleviamo fradici
faticati delle domande
curvi come il punto
coloriamo pagine isole
sole tra bianchi disciolti
invadendo terre promesse   (ci sei in un posto vale l’altro
seguendo lo sciame di trame
all’unisono cadiamo su quelle bucce
bastava guardare dall’altra parte
dove la neve alta disegna come
spezzate sinusoidi)   lente corrosioni di contorni
visi in rifacimento del mai stato
perché guardare è non guardarsi
logorroiche prestazioni saltuarie
pur tuttavia random il contatore
lancia il game over prima di
svuotare la clessidra sfinita
da breve brezza come arcobaleno
arcuata.   (ci sei nel compendio del magma
compagno di un tempo ascritto
dal malvagio verbo tra palazzi
di vetri vitree riflessioni come
carie incise)   nell’incontinenza delle parti
residuati bellici frammisti
a petali di rosa devolvono
scorie di mal incerto storie
sciroppate tra quattro olive nere
con calici levati nell’angusto luogo
stie di incuranti umanità
un sorso qua e là
prima del rientro nella favola
fredda luce a perpendicolo
sul modello Gidea Ikea   (ci sei quando non ci sei
percezione dell’assenza
chè giocare a nascondino
conta sino al numero non scelto
e le pause disperdono l’amore
sino a esaurimento della pila)