Quattro Cento ottantasei

E' leggera la matrioska a cui hanno
smarrito il ripieno: rossa regina della mensola,
melograno tra cornici e soprammobili,
uovo  orfano del tuorlo con la faccia piatta da sarcofago.
La bambina che ne svelò la sorpresa,
curiosa e disattenta, ne sgusciò dal ventre le tre asciutte riduzioni .
Abbandonate le lucide gemelle da qualche parte tra il divano
e gli ospiti:la prima rotolò forse dietro una tenda,
la minore, alta quanto un mignolo,
l'unica sterile, spinta chissà dove da una scarpa.
Nessuna denuncia per le scomparse:
alla mamma il compito di custodire la triplice semenza.
La matrioska capovolta, dimezzata,
unica volontaria al miglior numero
del mago, tagliata all'equatore,
adesso rimpiange la nidiata che non crescerà.
Così è il tempo che mi è cucito dentro:
ho lo scafo a cui manca l'incastrato.
Una cassa senza morto in cui la cassa è il morto.